…. IN INDIA … (2)


Un' esperienza che cambia la vita, non è solo una frase. Finché non si vive, non si coglie realmente quel significato

E' difficile trovare le parole per esprimermi, quando sento di aver vissuto qualcosa di molto forte, intenso e ancora così vicino.  E' difficile scrivere di quel luogo, di quei paesaggi, di quella gente, perché questo comporta dover pensare all'India, ricordare questa meravigliosa esperienza  e quindi ritrovarmi a fare i conti con quella famosa  malinconia, quella bella dolce malinconia che solo un'avventura così importante e unica avrebbe potuto lasciarmi dentro. Sento ancora l'emozione del primo giorno, dell'arrivo, sento ancora le mille ansie iniziali, lo stupore per quel mondo, così diverso dal nostro.   Dopo ore e ore di viaggio, arriviamo con una buffa macchinetta al Deepa Nivas, l'edificio per bambini di strada, con un sole molto caldo e per la prima volta trovo schierati davanti a me bambini e ragazzi, lì che ci guardano.  Mi avvicino a quei piccoli volti e vedo i loro primi sorrisi, le loro mani piccole e ruvide che da subito cercano le mie, i loro sguardi e capisco, fin dal primo istante che quegli occhi scuri li avrei portati con me, sempre.
Ci mostrano il luogo, le nostre stanze, veniamo presentati alla suora, e non ho ancora il tempo di riprendermi che tornano da scuola tutti gli altri bambini e ragazzi. Sono tanti! Corrono subito da noi con le loro uniformi scolastiche e le cravattine, ognuno vuole giocare, vuole comunicare.
Mi sentivo piena di energia anche se ero piuttosto smarrita. Abbiamo fatto il possibile per questi  bambini in quelle  tre  veloci settimane.
Li abbiamo  portati  al cinema, abbiamo portato i ragazzi più grandi al parco della città, abbiamo comprato vestiti e cartelle scolastiche, abbiamo giocato, ballato, pregato insieme a loro!
Soprattutto ho iniziato a conoscerli, a imparare il loro modo di vivere, di comunicare.
E' stato emozionante quando i ragazzi più grandi, alcuni miei coetanei, hanno iniziato a confidarmi qualcosa della loro vita, una vita che io ho solo per poco sfiorato. E che vita!  Lottano questi ragazzi, questi bambini … lottano da sempre, da quando fin da piccoli sono stati picchiati,

abbandonati …. e lotteranno sempre. La vita lì è dura. Devi cercare di resistere, di trovarti quel lavoro che ti permetta di sopravvivere, quella casa in cui vivere e che non crolli dopo il primo  monsone …
Ogni giorno lì ero alla scoperta di qualcosa di nuovo e se ogni tanto sentivo troppa sofferenza per quello che vedevo e percepivo intorno a me, poi pensavo che dovevo essere felice, per me e  per loro, perché essere lì, poter far qualcosa anche se piccolo era un privilegio. Guardando  quei bambini,  ho capito che sapevano che eravamo lì per loro, solo per loro.
Certo, è stato faticoso in alcuni momenti, ma lasciarli è stato il momento più difficile di tutti, partire da quel luogo che ormai mi era così familiare e sapere che quei bambini  restavano lì, soli, mi ha riempito di una malinconia che non se ne andrà finché non tornerò.   " Ti aspetterò" mi ha detto qualcuno.
Un' esperienza che cambia la vita, non è solo una frase. Finché non si vive, non si coglie realmente quel significato.  Non si può capire e neanche io riesco a spiegare quanto può darti un' esperienza simile … e

quanto, nel proprio piccolo, si può dare.
Ripeto, faccio ancora fatica a parlare dell'India e forse non sono in grado di spiegare quanto   sia stata un'esperienza di vita.
Non so dire quanto io sia tornata cambiata, anche se sono stata lì neanche un mese.
Sì, però un mese che non scorderò mai.
Perché questa è una certezza: LORO  resteranno con me, sempre.
E forse, alla fine,  arrivo alla conclusione che ero soprattutto io ad aver bisogno di loro.
Forse io non ho cambiato la loro vita, ma loro,   sicuramente, hanno cambiato la mia!

Margherita
Verlato

torna all'indice - Vita Nostra marzo 2007 - anno 1 numero 2