Con il “V.A.d.A” alla ricerca di un tesoro: gli anziani

Sono molti i motivi per i quali una persona si iscrive al “V.A.d.A.”: dal semplice desiderio di fare del bene a un’istintiva simpatia verso gli anziani, al desiderio di dare a uno di essi parte di ciò che non si è potuto dare ai propri genitori. Questi motivi li abbiamo esaminati qualche tempo fa, noi volontari, durante una lezione-conversazione con lo psicologo, e abbiamo notato che sono ininfluenti per quanto concerne il rapporto che si instaura nel tempo col proprio amico-assistito.

Nessuno di noi, comunque, si è pentito di aver scelto questo tipo di attività umanitaria, anche se si è riconosciuto che non tutti hanno l’attitudine a svolgerla, talvolta anche per la presenza di pregiudizi.

Certo, l’anziano non è un bambino: non puoi pensare di distrarlo da un pensiero, di sviarlo da un argomento che gli sta a cuore, di allontanarlo da qualche mania, se lui stesso non ne è  convinto. Ma, allo stesso tempo, egli ti è profondamente grato della  compagnia che gli offri, si affeziona profondamente a te, attende con ansia la tua visita, si confida, si apre, si sfoga. E tu lo devi ascoltare, calmare, rassicurare.

Non tutto, né sempre, è facile: il volontario, talvolta anche per problemi personali, si sente stanco, demotivato, avvilito; e spesso l‘anziano non è il nonno sorridente e in gamba degli spot  televisivi: è depresso, inquieto, scontento. Ed è proprio qui che si rende preziosa l’azione del volontario, con la sua capacità di ascoltare e, se possibile, di consolare l’anziano che, non dimentichiamolo mai, è spesso solo, anche se ha dei parenti.

È importante, in questo caso, stabilire un rapporto collaborativo con loro, facendo comprendere che la loro presenza è sempre, in ogni caso, indispensabile per la serenità dell’amico assistito. L’amore dei familiari non può né deve essere delegato ad altri.

L’anziano è una miniera di riconoscenza, di affetto, di ricordi. Posso tranquillamente affermarlo dopo quasi dieci anni di frequentazione dell’O.I.C.: avrei mille piccoli e significativi episodi da raccontare, ma mi dilungherei troppo.

Aggiungo solo una cosa: siamo pochi, troppo pochi per tante persone che hanno bisogno di un sorriso, di una carezza, di un’ora di compagnia.

Avvicinatevi al “V.A.d.A.”, chiedete informazioni. È un’associazione di provata serietà, nata dall’attività inizialmente non coordinata di pochi pionieri e legalmente riconosciuta nel 1996. Sia noi volontari che i nostri amici-assistiti siamo coperti da un’assicurazione durante il tempo trascorso assieme e l’impegno è limitato a un’ora settimanale o a quante potremo o vorremo offrire.

È un’esperienza umanamente validissima e, come sa chi ha fatto o fa volontariato, si riceve molto, molto di più di quanto si dia.

Marina Larese Betetto

torna all'indice - Vita Nostra maggio 2007 - anno 2 numero 2