1858 – 2008: 150° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI DI LOURDES

In questo mese di maggio, la redazione ha pensato di inserire un articolo sull’UNITALSI. In parrocchia ci sono molte persone che vivono questa esperienza. L’articolo è la testimonianza di un’esperienza personale

Il pellegrinaggio diocesano a Lourdes, proposto dall’UNITALSI (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), è una straordinaria opportunità per conoscere ed apprezzare l’umanità dell’uomo, soprattutto quella del sofferente nel corpo e nello spirito.

I volontari che partecipano ai vari pellegrinaggi si dedicano a servizi diversificati, come Barellieri, Sorelle, Cuochi, Infermieri, Medici e Sacerdoti e tutti cercano di farsi vicini al prossimo per ascoltare, comunicare e collaborare, proponendosi in spirito di amore vero.

Per me, che dal 2000 mi reco a Lourdes prestando servizio come “sorella”, il pellegrinaggio diocesano è diventato irrinunciabile, finché l’età e la salute me lo consentiranno. Oggi noi viviamo in un mondo in cui la frenesia ci consuma, spesso rende piatta e frettolosa ogni iniziativa di bene, pertanto abbiamo bisogno di momenti di silenzio, di preghiera, di raccoglimento e di perdono di Dio. Per questo ritengo che il pellegrinaggio sia scuola di vita, provocazione ed invito alla riflessione, esperienza di interiorità, di speranza vissuta e testimoniata, esperienza di amore fraterno ai malati e di disinteressata disponibilità dei volontari. Nell’avvicendarsi quotidiano dei servizi non può certo sfuggire la presenza dei giovani, gioiosi di donarsi ai meno fortunati, di dare concretezza al loro tempo, mettendosi accanto a chi soffre e a chi è solo; questi ragazzi sono un tesoro da non sottovalutare.

 

Per quanto mi riguarda, posso dire che ogni anno sempre nuove esperienze hanno arricchito i miei viaggi e per me sono state tutte importanti. Ho vissuto tante storie, ho gradito diversi incontri, ma soprattutto ho sentito la mano di Maria che ti fa avvicinare ammalati o comunque persone che hanno paura di essere rifiutate ed allontanate, che aspettano uno sguardo, una parola, una stretta di mano, comprensione ed aiuto.

Durante il pellegrinaggio si impara a dare amicizia, condividere valori e certezze, capire e compatire consolidando speranza. So ancora commuovermi di fronte alla pazienza e al discreto sorriso degli ammalati avvolti nella loro invalidità, quei malati che con le loro parole di gratitudine ti danno molto di più di quanto ti chiedono. Essi mi hanno insegnato a dimenticare in parte le mie lamentele e i loro sguardi mi invitano a rinnovare il mio impegno per la conversione del cuore.

Ho condiviso diverse situazioni di pellegrini e di ammalati che si recavano alle piscine per immergersi nelle vasche. Il gesto di penitenza e di riconciliazione è forte. Entrare in quell’acqua significa rispondere con pienezza all’invito di Maria.

Non nascondo che ho gli occhi lucidi in più occasioni, tanto sono intense le emozioni che si provano. Specialmente alla grotta e durante il mio servizio ho incontrato un’umanità sofferente, ma non disperata: una testimonianza straordinaria di fedeltà a Dio.

Al ritorno portiamo ricordi e riflessioni difficili da dimenticare, perché si tratta di un’esperienza unica che non si può descrivere con le parole: è solo da provare!

 

Una sorella dell’UNITALSI

Paola Vedovato

 

Foto di un nostro parrocchiano da un pellegrinaggio a Lourdes

 

 

 

 

 

 

 

 

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