Il patrimonio dei ricordi
MARIA GRAZIA È ANCORA CON NOI

È passata da poco la commemorazione dei morti in cui ricordiamo, in particolare, le persone care che hanno condiviso con noi momenti belli, problemi e difficoltà della vita e con le quali abbiamo percorso un tratto più o meno lungo della nostra esistenza: sono i genitori, i fratelli, le sorelle e i parenti più o meno prossimi che ci hanno preceduto e che ricordiamo con affetto e tenera nostalgia perché con i loro consigli, suggerimenti e, in particolare, con gli esempi di fede, di semplicità, di onestà, di saggezza, di apertura agli altri, di gioia e di voglia di vivere, ci hanno aiutato a crescere e a maturare.

Alle persone care che ci hanno lasciato e che risvegliano in noi ricordi indimenticabili, si aggiungono altre persone con cui abbiamo condiviso momenti particolari della nostra vita; fra queste persone, desidero ricordare Maria Grazia Sussi, moglie di Francesco Veronese, una vicina di casa. Inizialmente è stata una semplice conoscenza che, con il passare degli anni, complice anche il figlio Andrea che frequentava la stessa classe di nostra figlia Stefania, la conoscenza si è approfondita e trasformata in amicizia.

Maria Grazia è sempre stata discreta e rispettosa con tutti, disponibile al dialogo che riteneva l’unico mezzo per risolvere tanti problemi, aperta alle persone e innamorata della vita. Sapeva godere di ogni istante della sua esistenza e rendere preziosa e unica ogni piccola cosa. Sapeva ascoltare le persone, le lasciava parlare, le metteva a loro agio, dava loro l’impressione di essere attese e che quello che dicevano aveva valore ed era importante. Maria Grazia non ha fatto alcunché di straordinario, niente fuori del normale nella sua esistenza: ha vissuto la sua vita familiare con il marito Francesco e i figli Andrea, Giovanni e Luisa: le relazioni familiari fra genitori e figli sono sempre state improntate al rispetto, al dialogo, alla libertà, nella piena responsabilità personale e nei confronti degli altri.

È stata insegnante; ha passato la sua vita a contatto con i giovani; ha vissuto gli anni difficili in cui molti insegnanti si lamentavano della difficoltà di mantenere la disciplina in classe e della svogliatezza dei ragazzi di applicarsi nello studio: essa parlava, a volte, delle difficoltà che incontrava con i ragazzi, ma ci raccontava anche la soddisfazione di essere riuscita, con la pazienza, con il dialogo e spronandoli, a convincere i ragazzi ad impegnarsi nello studio per una buona preparazione alla vita.

Famiglia e scuola non hanno esaurito tutto il suo impegno: ha trovato tempo e spiragli per fare volontariato in parrocchia e all’AVO; negli ultimi tempi, quando aveva cominciato a stare male, appena riprendeva un pochino le forze, si affrettava a coprire il suo turno di volontaria all’AVO, in ospedale, dove cercava di dispensare serenità e forza di vivere ai malati: non si limitava solo a parlare ma aiutava anche materialmente le persone economicamente disagiate. Per tanti anni ha partecipato attivamente alla vita parrocchiale: ha insegnato catechismo ai ragazzi e ha animato con Francesco, nella sua casa, i primi incontri parrocchiali per le coppie. Ha fatto parte anche del Consiglio Pastorale. So anche che frequentava un gruppo di spiritualità all’Antonianum, presso i Gesuiti, ma di questo non conosco molto.

La vita di Maria Grazia è stata impegnata ed intensa, vissuta nella semplicità, nella serenità e nella gioia; quando ci incontrava, capitava che raccontasse la gioia provata nel leggere qualche libro che le era stato suggerito o che aveva scovato in libreria: raccontava con tanto piacere quello che aveva trovato di nuovo in qualche libretto apparentemente senza valore. Era contenta di raccontare le passeggiate che faceva in montagna, specialmente in autunno, quando poteva saziarsi e inebriare la vista dei colori della natura e, in primavera, quando poteva gustare la delicatezza dei verdi che cominciavano a germogliare sui rami degli alberi e ammirare la bellezza dei fiori che mostravano tutto il loro splendore.

 

Essa era di una semplicità essenziale: nella preghiera per Maria Grazia il giorno del funerale e dell’addio terreno, ricordavo che “si presentava in casa per le sue visite con un vasetto di marmellata, con un dolce fatto da lei, con un mazzo di fiori di campo … il tutto accompagnato da un sorriso accattivante e trasparente e con una umanità unica e irripetibile”. Questa era Maria Grazia che io ho ancora sempre presente. Dai frequenti viaggi all’estero per accompagnare, a volte, Francesco che vi si recava per lavoro, portava sempre agli amici un ricordino: niente di particolare, ma era il segno che ci aveva nel suo cuore durante lo shopping e desiderava condividere con noi la gioia del momento.

Col passare degli anni, i miei figli Stefania e Giuseppe espressero il desiderio di avere Maria Grazia e Francesco come madrina e padrino per la loro Cresima. Il motivo della loro scelta: essi si trovavano bene con loro, si sentivano compresi e potevano parlare ed esporre i loro punti di vista.

Ricordo una visita di Maria Grazia a casa nostra. Come sempre si era presentata con un vasetto di fiori in mano e con un sorriso disarmante. Seduti in salotto, ci riferì con molta semplicità l’esito di una visita specialistica a cui si era sottoposta qualche giorno prima: con molta naturalezza ci disse che le rimanevano soltanto 15 giorni di vita se non si fosse sottoposta al trapianto del midollo osseo. Ci ha dato la triste notizia, senza lamentarsi, senza piangere, senza disperarsi.

Maria Grazia aveva un’anima forte ed è riuscita a consolarci e a darci speranza: c’era la possibilità di un donatore (il fratello) e di un intervento chirurgico a cui in seguito si è sottoposta e che le ha permesso di continuare a vivere per altri 4 anni. Sono stati gli anni della riconoscenza, della gratitudine e della lode al Signore; ricordava sempre a tutti quelli che le domandavano notizie della sua salute che: “Ogni giorno è per me un dono”. Un forte esempio per tutti noi!

Ricordo il giorno dell’addio: la chiesa era piena in ogni ordine di posti come nella notte di Natale. La celebrazione eucaristica di congedo è stata una “festa”; Padre Roberto al termine della liturgia, salutando il corpo di Maria Grazia affermò che gli sembrava di aver partecipato a una “canonizzazione”; don Cristiano Bortoli, il suo padre spirituale, durante l’Eucaristia di congedo, aveva fatto recitare il Gloria e cantare il Magnificat per esprimere la gioia che avevamo in cuore per averla conosciuta, nonostante fosse una celebrazione di esequie. A Gorizia dove era nata e dove è stata sepolta, prima dell’ultima benedizione, è stato letto il brano dei Proverbi: ”La donna perfetta chi potrà trovarla?...”; anche a Gorizia l’avevano conosciuta come un’anima bella che amava il Signore e di cui il Signore si era innamorato.

Grazie, Signore, per avermi fatto conoscere Maria Grazia, la sua vitalità, la sua fede con cui si abbandonava alla tua volontà e per il ricordo rasserenante che ha lasciato ad Anna, Stefania, Giuseppe e a me e a tutta la comunità di S. Camillo. La ricordiamo con amore e riconoscenza e la sentiamo ancora presente in mezzo a noi.

Ricorro anch’io alle parole del Magnificat per ricordare quello che il Signore ha compiuto in Maria Grazia: anche lei come la Madonna poteva esclamare alla fine della sua esistenza: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il Suo nome”.

Gaetano Meda

 

Maria Grazia Sussi Veronese (1940 –2002)

Maria Grazia Sussi Veronese (1940 –2002)
Luglio 2002 – Capo Colonna (Crotone)

 

 

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