NATALE: IL DIO VICINO

Carissimi parrocchiani, mi è caro cogliere questa opportunità che mi viene data per rivolgere all’intera comunità parrocchiale di S. Camillo il mio più sentito augurio di Santo Natale. È un augurio certamente non convenzionale, che nasce dal mio cuore di  sacerdote e di pastore.

Non so in quale momento della vita ciascuno di voi si trovi.

Forse tu, giovane o adulto, stai attraversando un periodo di difficoltà, di incertezza o di angoscioso smarrimento. Il Natale che viene è un sorso di speranza che ti viene offerto, una mano a cui aggrapparti, una parola capace di originare vita nuova.

Vedrai anche tu, nel cuore della tua notte, brillare la stella di Gesù?

Forse invece stai vivendo un momento positivo e appagante: hai una buona famiglia, sei circondato da amici, non ti manca l’essenziale.

Ugualmente quella stella ti è necessaria: per dare senso e profondità alle conquiste di ogni giorno, per saperle consolidare e condividere, per non farne un capitale geloso da sfruttare avidamente, a proprio uso e consumo.

Ne possiamo parlare un po’ insieme.

Quella di Natale è la più antica “notte bianca” della storia. Non si tratta di una favola, si tratta di un fatto: vero e verificabile. Natale non è un mito sognato da qualche mente in vena di coccole o una tenera ninna nanna ideata per commuoverci. È un avvenimento che appartiene al grande libro dell’umanità.

Poco importa che il Vangelo non riporti la data precisa della nascita di Gesù. Il cristianesimo non è un pacchetto di dogmi, una noiosa lista di precetti, un complesso di riti astrusi e complicati. Non è neppure un collage di parole edificanti o di pensieri citabili, un’antologia di grandi idee o di valori astratti e impalpabili. Il cristianesimo è un evento reale, tangibile, concretissimo, che poggia sulla roccia solida della storia. Il Natale è un incontro tra quella storia e la mia, la tua, la nostra vita …

Agli inizi del quarto secolo, una volta ottenuta la libertà di culto con l’editto di Costantino, i cristiani di Roma hanno cominciato a celebrare il Natale il 25 dicembre, al posto della festa pagana dedicata al Dio Sole, che veniva a cadere nel solstizio d’inverno, come giorno natalizio (natalis) del sole invincibile. In questo modo la Chiesa antica, “battezzando” una festività del pantheon romano, richiamava i cristiani a considerare la nascita di Gesù la vera luce che illumina il mondo.

Verrebbe da chiedersi se, oggi, non ci si trovi di fronte al percorso inverso: la “ripaganizzazione”di una festa cristiana. Ma non è il caso di abbandonarsi alla lagna amara e malinconica di sterili lamentazioni.

Abbiamo bisogno di rianimare la nostra debole speranza, e per questo desideriamo entrare nel cono di luce che dalla grotta di Betlemme continua ininterrottamente, da duemila anni, a rischiarare le notti dei nostri giorni inquieti e depressi.

Nel Natale, la luce che Gesù ha portato nel mondo torna a risplendere più forte.

Sentiamo infatti qualcosa di diverso, qualcosa che non è solo esteriorità, regali, addobbi … ma amore, gioia di vivere, di stare in famiglia, di portare aiuto a chi è nel bisogno!Ed è tanto il fermento che è in noi che non lo possiamo contenere e lo esteriorizziamo nel presepe, nell’albero di Natale, nella partecipazione comunitaria alla liturgia, negli abbracci, nei doni, nelle luminarie di tutti i generi.

 

 

Un sentimento di smarrimento, invece, compare in quelle persone e in quelle famiglie per le quali il Natale sembra arrivare improvviso, quasi fosse un fastidio, un intralcio al proprio lavoro, ai propri affari. Queste persone sono disorientate, non comprendono il perché di tanta gioia, perché tanti desiderano essere e sentirsi più buoni, più fratelli, il desiderio di stare insieme, di farsi dei regali, di pranzare insieme, perché tanti ritornano nel proprio paese di origine per rivedere parenti ed amici.

Questo è il giorno per recuperare la gioia e l’amore che il mondo ha tentato, solo tentato, di sopire. Basta solo che gli apriamo il nostro cuore, che ci lasciamo andare, che crediamo in Gesù.

Se non sentiamo nulla, se in famiglia, anche nelle festività natalizie, c’è il solito tran tran e non si cambia niente, tutto rimane uguale, la cosa è più grave e il percorso da fare è più duro. Una certezza non ci deve abbandonare: Dio non ci lascia mai. Con ostinazione tutti i giorni ci cerca, ci scuote, ci sollecita, ci vuol fare riflettere, a volte con discrezione, a volte in modo più forte, magari usando le prove, gli eventi che succedono nel mondo non per sua volontà, ma per colpa dell’uomo.

Dio usa tutto, si serve di tutti per far venire fuori quella scintilla di luce che è in noi, che non muore mai, perché è Dio stesso che ce l’ha data e Gesù l’ha accesa d’amore con la sua venuta.

La nascita di Gesù a Betlemme non è un fatto che si possa relegare nel passato. Dinanzi a lui si pongono sia l’intera storia umana che la nostra personale avventura.

Diceva bene un mistico polacco: “Mille volte nascesse Cristo a Betlemme, ma non in te, sei perduto in eterno”.

Dio, infatti non ci salva in serie, ma conosce ciascuno di noi e con ognuno ha una originalissima storia d’amore.

Sta a ciascuno di noi, tutti i giorni, ma in particolare nella festa del Natale, sentire in modo speciale questo amore, guardando il Bambinello nella mangiatoia, sentirlo, lasciarsi scaldare il cuore e avvolgere in un abbraccio.

A Natale il Dio-Uomo è ancora più vicino, in modo particolare a quelle persone, a quelle famiglie in cui la luce che abbiamo dentro si è affievolita e ci dice: “Non sei solo, sono qui per te”.

Forse per molti anche quest’anno sarà un Natale forzatamente più sobrio e non mancherà chi lo passerà preoccupato per il lavoro e per gli impegni economici da fronteggiare… Non dimentichiamoci gli uni degli altri: tutti possiamo privilegiare le persone, le relazioni, senza rammaricarci se si troverà qualcosa di meno sulla tavola o in casa.

Tutti possiamo dare qualcosa di nostro, anche e soprattutto quest’anno, perché chi è meno fortunato di noi possa fare festa. Non manchino l’occhio acuto per vedere chi è nel bisogno, la creatività per rendere amabile il dono e la delicatezza che lo fa accettare volentieri.

Ci auguriamo che sia un Natale più ricco di bontà, perché più attento a chi, vicino a noi, ha più bisogno di noi: di un intervento, di una parola, di un gesto di attenzione, di amore e di comprensione, di presenza e che tutto questo possa tradursi in un Natale più bello.

Auguriamo a tutti questo Natale più generoso perché soltanto la generosità che viene da Dio, in Cristo Gesù, può sostenere la nostra generosità fraterna e quindi riempire il Natale, le festività natalizie ed il nuovo anno, di una serenità, di una pace e di una gioia più profonda.

Auguri di cuore!

Grazie anche per tutti i gesti di bontà, di condivisione e di servizio, che hanno accompagnato quest’anno il nostro cammino.

 

padre Roberto

e sacerdoti collaboratori

 

Lo scorso anno (Natale 2008) il presepio nella
nostra Chiesa è stato preparato dai giovani
 


La Natività nel presepe di Natale 2008 nella nostra chiesa
 


torna all'indice - Vita Nostra dicembre 2009 - anno 4 numero 4