CRISTO NOSTRA SPERANZA È RISORTO

Cristo nostra speranza è risorto! Così canta con fede e con gioia la Chiesa il giorno di Pasqua.

Come risuona in noi tale confessione di fede? Ci sono oggi segni di speranza nel mondo?

Ai nostri occhi sembrano più visibili segni di decadimento sociale, morale, civile e politico. Ogni giorno ci sono presentate immagini di orrore e di degrado che ci spaventano.

Eppure il Risorto cammina al nostro fianco!

È una persona concreta. Come i due discepoli di Emmaus, stentiamo a riconoscerla. I nostri occhi, così abituati alle storture, alle brutture, al male, alle difficoltà, alle paure, faticano a scorgere il passaggio reale di Gesù Cristo nella storia personale e collettiva.

Intrappolati dagli affanni, dalle nostre fragilità e contraddizioni, dalle letture pessimistiche e rassegnate, dalle analisi tendenti al tragico, neghiamo l’evidenza che esistono il Bene, la Speranza, la Fiducia e il Futuro.

La crisi etica ed economica ha inferto un altro duro colpo alla nostra capacità di sorridere, di guardare avanti, di costruire il futuro. Ma, amici parrocchiani, è solo questione di sguardi da allenare nuovamente a prospettive diverse da quelle cui ci siamo lentamente abituati.

Innanzitutto facciamo appello alla nostra razionalità: riflettendo con lucidità, sarà mai possibile uscire dal pantano in cui ci sentiamo trascinati senza una prospettiva positiva? Se il nostro stato d’animo è negativo, non troveremo soluzioni! Questo è certo. E allora sperare è un dovere, anzi una responsabilità, specie per le generazioni più adulte, che non possono commettere il peccato gravissimo di consegnare al futuro una storia e un territorio disperato ed angosciato.

Laicamente, dunque, possiamo dirci che la Speranza è una risposta necessaria, a maggior ragione dal punto di vista della Fede. Cosa ci dice la Fede della Speranza? Attraverso la morte e resurrezione di Gesù Cristo viene consegnata al mondo la Salvezza, la Vita eterna che supera la morte per sempre. Ci viene consegnato il dono di poter abbracciare il Padre. Proviamo ad andare oltre le parole, trasformiamo le parole in immagini: riusciamo a pensare la scena del nostro abbraccio con Dio Padre? Non ci vuole forse un vero desiderio di abbandono e di fiducia? Portando questa immagine nel cuore, saremo capaci di operare già su questa terra con un unico scopo: assaggiare frammenti di questo abbraccio! E allora, dal punto di vista della Fede, la Speranza non è solo un dovere, ma un diritto che Dio ha impresso nella natura di ogni Sua creatura: è il diritto alla pienezza e alla felicità. Se Dio disegna per l’uomo la strada della felicità, amici parrocchiani, non possiamo dunque permetterci di andare contro la sua volontà, seminando tristezza.

Fede e Ragione, dunque, si uniscono nella necessità della Speranza. Ma non basta dirlo, occorre allenare la nostra vista, educare i nostri occhi a cercare ostinatamente, individuare, fare emergere il Bene/Speranza che c’è già qui e già ora. Bisogna scegliere di educare alla Speranza.

Un adolescente che coltiva sogni di giustizia e di pace non è un segno di speranza? Un giovane che studia, con il desiderio di mettere i suoi talenti a servizio del mondo, non è un segno di speranza? Un adulto che lavora con coscienza, consapevole della responsabilità pubblica della sua professione, non è un segno di speranza? Un ragazzo e un bambino, capaci di superare, nell’ordinaria vita di scuola, tutte le differenze etniche e culturali, non sono un segno di speranza? Sono solo pochi esempi, più diffusi però di quanto possiamo immaginare.

In fondo, entrando ancor di più nella semplicità e nella natura della vita umana, ritroviamo la Speranza in tutti gli eventi quotidiani. Cosa ci fa innamorare se non una speranza? Cosa ci fa elaborare un progetto se non una speranza? E anche quando il quotidiano ci parla di una speranza negata, pensiamo alla malattia e al dolore, le relazioni umane sanno restituire speranza con il calore e la cura che riescono a trasmettere. Da luoghi segnati da sofferenza e povertà ci giungono testimonianze che rinfrancano i nostri passi e tengono acceso l’anelito che portiamo in cuore: gesti di solidarietà e di compassione di cui sono capaci anche i bambini. La Speranza è già qui e già ora!

A esempi ordinari si affiancano segni straordinari.

Uomini e donne, che ancor oggi si spendono con passione per gli ultimi dei nostri territori e del mondo, per le fragilità dimenticate, per il creato, per la cultura, per la politica, per l’economia, per una cittadinanza attiva e consapevole. Uomini e donne, che cercano di tessere nuovamente un tessuto civile solidale e responsabile. Che spesso scelgono di non farlo da soli, in un’eroica testimonianza personale, ma coinvolgendo in “cordate del Bene” tante altre persone.

La Speranza è già qui e già ora!

Non è lecito per noi trascurare questi segni! Non ne abbiamo il diritto! Sono il dono dello Spirito: educhiamoci a riconoscerli, sostenerli, promuoverli.

Carissimi amici parrocchiani, davvero mi sento vicino a ciascuno di voi in questa ricerca del Bene/Speranza. Sono in cammino anch’io, capita anche a me di rischiare di essere vinto da visioni del mondo fataliste e negative.

Voglio ora scuotermi, come uomo e come sacerdote-pastore di questa nostra comunità parrocchiale.

Ho, abbiamo, diversi strumenti a nostra disposizione. Con voi ne condivido due, su cui spesso ritorno, che mi sembrano efficaci e possibili.

Il primo è la qualità delle relazioni interpersonali. Dobbiamo riscoprire il gusto di stare con gli altri, di starci in modo autentico. Attraverso questa palestra saremo in grado di riconquistare una grande verità: non esiste cuore in cui non c’è traccia di Dio! Sembrerà a molti un elemento di poco conto, ma è un fatto: è lo stare con gli altri che ci rieduca a sperare.

Il secondo strumento è la comunità. Per comunità intendo non tanto e non solo un luogo (la parrocchia), né tanto meno un territorio. Per comunità intendo un sentimento: la mia vita è strettamente collegata a quella degli altri, la mia vita “dipende” dagli altri, ciò che faccio “determina” ciò che accade agli altri. Riscoprire questo sentimento, nella comunità parrocchiale e come membri di una stessa città, ci aiuterà a fare della speranza non solo una sensazione momentanea, ma anche una risposta stabile per tanti momenti della vita personale e sociale.

Per me Pasqua è anche dire grazie al Signore per il tesoro della fede, dire grazie a tutti della benevolenza, della cordiale amicizia, dell’aiuto disinteressato nel servizio, della preghiera costante, della stima nell’ascolto, dell’esempio nel compiere il proprio dovere, della generosità nel rinunciare per donare agli altri.

“L’amore genera amore”. Atti di dedizione che trasformano segni fragili in segni di fraternità. Piccole speranze che evocano “la grande speranza-certezza che, nonostante tutti i fallimenti, la mia vita personale e la storia nel suo insieme sono custodite nel potere indistruttibile dell’Amore” (Spe salvi n. 35).

Colui che ci ha amati fino alla fine ha vinto la morte con la Sua vita donata. Il Suo amore accolto trasforma i cuori e mette in movimento le energie di bene seminate nei solchi della nostra storia.

Ma, soprattutto, la Speranza già agisce. La Speranza è già qui e già ora!

Carissimi amici parrocchiani, questo è il mio messaggio per la Pasqua

padre Roberto

e sacerdoti collaboratori

 

 

Icona della Risurrezione

 


 

 

Piero della Francesca. Resurrezione (1459)
 

 

 

torna all'indice - Vita Nostra marzo 2010 - anno 5 numero 1