Notizie dalle Associazioni - Amici di San Camillo


COLLABORAZIONE CON IL MONDO DEL TERZO SETTORE

Gli “Amici di san Camillo” nell’ultima riunione del consiglio hanno deliberato di partecipare ai servizi del Centro per le famiglie “Crescere Insieme” della SPES, inaugurato il 12 dicembre scorso, con la presenza del nostro presidente.

È un servizio rivolto a tutte le famiglie in formazione o composte da figli in età evolutiva (0-18 anni).

Fra gli obiettivi vi è quello di sostenere la famiglia nei momenti di difficoltà. In tale negativo evento gli “Amici di San Camillo”, secondo il loro motto “essere al fianco di chi soffre nei momenti difficili”, si propongono di agire in sinergia con la SPES nel territorio del nord-est del comune di Padova,

con i seguenti progetti a scadenza illimitata:

1. dare assistenza gratuita diurna ai bambini o ragazzi ospedalizzati che frequentano il Centro “Crescere insieme”, nel caso in cui i genitori si trovino momentaneamente in difficoltà (assistenza già assicurata per i bambini e ragazzi ospiti di altri Centri SPES);

2. dare assistenza, sostegno, con il Banco Alimentare gestito dall’associazione e recentemente inaugurato, alle famiglie che frequentano il centro in temporanea difficoltà economica.

Il nuovo progetto dell’Associazione vuole essere un modo concreto di fare rete fra chi crede negli stessi ideali e si prodiga, gratuitamente, per realizzarli.

 

14 febbraio 2010 - Mercatino degli Amici di San Camillo nel nostro centro parrocchiale

 


IL VOLONTARIO DI FRONTE ALLA SOFFERENZA

Essere un volontario porta ad analizzare a fondo il proprio animo, partendo dalla convinzione che il volontario non incontra la sofferenza, ma incontra una persona che soffre.

Per affrontare questo argomento è importante chiedersi: “Quando incontro un ammalato, cosa succede dentro di me? Cosa succede nel mio cuore?”. E per chi crede in Dio: “Cosa muove in me lo Spirito Santo?”

Il primo ostacolo che dobbiamo affrontare è l’ansia e la paura.

Quante volte davanti all’ammalato grave ci defiliamo perché ci sentiamo inadeguati, non sappiamo cosa dire, cosa fare e ce ne andiamo con la scusa di non voler disturbare!

Anche il volontario, se non è ben convinto della sua missione, di essere davanti ad una persona e non solo alla sofferenza, rischia di cadere nell’ansia interiore. Oppure può lasciarsi prendere dall’abitudine, diventare formale e superficiale.

Davanti alle situazioni di dolore vorremmo trovare la soluzione, essere onnipotenti, fare miracoli, ma questo non è possibile, ed ecco subentrare la frustrazione.

Perché questo stato delle cose?

“Perché mettiamo al centro noi stessi, non l’ammalato.”

 

Bisogna sapere che la persona sofferente può avere quattro atteggiamenti:

  • cerca di fare l’eroe, cioè non ti fa entrare nel suo intimo e vuole negare davanti a te il suo dolore;

  • vive con rassegnazione, per cui subisce la situazione, si compiange e vuole essere compianto;

  • vive la rivolta contro ciò che gli è capitato, rivolta contro Dio e contro tutti; è spesso rabbioso, si isola, non vuole essere compianto, diventa anche aggressivo;

  • cade nella depressione e nella disperazione.

Per questo essere un volontario vuol dire entrare in relazione con la persona e con il suo dolore, entrare in sintonia con le sue sofferenze e fragilità, perché consapevole di avere anche lui delle debolezze, delle ferite che forse non ha ancora risolto.

La grande qualità e ricchezza del volontario è quindi vedere davanti a sè la persona sofferente che ha bisogno di aiuto.

Aiuto che gli si può dare facendo silenzio, ascoltando, dando amore e, per chi ha fede, affidandosi alla Parola di Dio.

Claudia Carubia


 

torna all'indice - Vita Nostra marzo 2010 - anno 5 numero 1