Un po’ di storia della ...
CARITAS PARROCCHIALE S. CAMILLO

Il gruppo “Oscar Romero” nacque nel 1981, quando padre Giuseppe Rigamonti, cappellano della nostra Parrocchia, decise di riunire alcuni ragazzi che si dedicassero ai problemi delle missioni camilliane.

Sembra che, inizialmente, il gruppo organizzasse momenti di spiritualità e di formazione, nonché di approfondimento delle problematiche dei giovani e delle necessità dei poveri del terzo mondo. Era il periodo in cui venne assassinato l’arcivescovo Oscar Arnulfo Romero y Galdamez, mentre celebrava la S. Messa in El Salvador, il 24 marzo 1980, e fu per ricordare il suo sacrificio che il nuovo gruppo fu chiamato “Oscar Romero”.

Si iniziò a far fronte alle necessità di missionari camilliani, in particolare con l’invio di medicinali e materiale sanitario.

Il gruppo, tuttavia, si trovò ben presto in serie difficoltà, specialmente per quanto riguardava la selezione dei medicinali e le modalità di raccolta e di invio. Allora padre Giuseppe chiese la collaborazione di un medico, Giovanni Manani, che accettò l’incarico ed impostò secondo criteri razionali ed operativi la raccolta e la selezione dei medicinali e del materiale sanitario.

La sede del gruppo era il matroneo della chiesa, dove venivano raccolti i medicinali pervenuti e svolte tutte le attività: eliminazione dei rifiuti, deposito dei pacchi in partenza o di confezioni di medicinali. Ben presto i ragazzi, per motivi familiari, dovettero lasciare il gruppo e vennero sostituiti da una ventina di persone. Al tempo stesso il gruppo, il cui impegno continuava nell’invio di aiuti al terzo mondo, si identificò e trasformò nella Caritas parrocchiale.

Nel periodo della fondazione del gruppo “O. Romero” erano già attive diverse persone che operavano nel gruppo “Impegno di testimonianza della carità” fornendo aiuto a persone bisognose, attraverso quattro iniziative:

·        interessamento verso parrocchiani ricoverati negli ospedali, gestita da Giovanni Manani;

·        prestazioni medico-sanitarie a domicilio, in casi di particolare bisogno, gestite da Gabriele Grigoletto;

·        visite e rapporti di amicizia con gli anziani del Nazareth e della parrocchia, gestite dai coniugi Guarise;

·        infine un “Fondo di solidarietà” per le necessità urgenti dei poveri.

A questa proposta aderirono diverse persone. Un documento non datato, presumibilmente del 1984, definiva il gruppo O. Romero “Caritas Parrocchiale” e informava i parrocchiani che era stato istituito ispirandosi alla Caritas Internationalis e alla Caritas italiana, spiegando che alla Caritas «… è attribuito il compito di sviluppare il senso della carità verso persone e comunità in situazioni di difficoltà ed allo sviluppo umano o sociale del terzo mondo».

La Caritas Parrocchiale era all’epoca costituita dal Gruppo Liturgico, dal Gruppo Anziani, dal Gruppo O. Romero e dal Gruppo Famiglie. A questa attività era stato dato il nome di “Animazione della Carità”. La seconda parte del documento era intitolata “Animazione della giustizia”: i partecipanti si prefiggevano lo studio dei problemi sociali, della famiglia, della professione etc. Si proponeva anche la formazione di una parte che avrebbe dovuto occuparsi di formazione e coordinamento del volontariato.

I componenti del gruppo si riunivano mensilmente  per discutere sulle diverse iniziative che la Caritas avrebbe dovuto intraprendere per sensibilizzare la parrocchia ai problemi degli ultimi.

Durante questo fase di trasformazione, o meglio di convivenza nella Caritas, il gruppo O. Romero inizia l’invio mirato di indumenti ai bambini dell’Orfanato di Floresta, in Brasile. Beneficiarono dell’invio di indumenti anche l’Obra Social S. Camillo di Bogotà ed alcune comunità della Romania. Il gruppo si distinse inoltre per l’invio di indumenti di ogni genere alle Elisabettin Sisters di Khartoum in Sudan, alla comunità Missionaria di Villaregia, ad Ospedali del Burkina Faso, ad ambulatori delle Filippine gestiti dai Padri Camilliani e ad altri centri in Argentina, Costa d’Avorio, Libano e Ciad, alla Caritas di Fiume, all’Ospedale di Spalato, alle suore Benedettine di Lima, al lebbrosario di Khokwat e a Nalgalae in Thailandia, all’Associazione “Noi medici per Cuba” e all’Ospedale di Calbayog  nelle Filippine, gestito da padre Amelio.

L’invio di indumenti, mediante pacchi postali da kg 20, durò dal 1985 circa fino al 2004. L’ammontare complessivo corrispose a kg 15.000, pari a circa 700 pacchi postali. Il gruppo sostenne, negli anni della propria attività, una spesa complessiva di L. 43.890.000 e di € 1.387. La quantità di medicinali inviati per posta corrispose a kg 6400 circa, una quantità limitata fu inviata per container, in particolare i farmaci destinati all’ospedale di Calbayog .

 

Il gruppo non si limitò all’invio di vestiti e di medicinali, ma spedì anche generi di prima necessità, materiale di cancelleria per  bambini e alimenti. Si occupò di sensibilizzare la parrocchia sulle necessità dei poveri, degli ultimi, degli ammalati. Fondamentali furono le provocazioni scomode di don Oreste Benzi, invitato a S. Camillo nel 1985, parroco di una parrocchia di Rimini e fondatore dell’Associazione Case Famiglia Giovanni XXIII per giovani tossicodipendenti, disabili e persone in difficoltà. Egli affermava: «Il segno distintivo del cristiano è l’accoglienza, sempre … il superfluo è quello che hai sulla tavola e che devi spartire … dietro ad ogni emarginato c’è qualcuno che emargina, più precisamente noi che emarginiamo».

Nel 1992 venne istituita una commissione, denominata “Comunità Carità Missione”, che inviò al Consiglio Pastorale della Parrocchia ben quattro documenti. Nella prima relazione (11 novembre 1990) si individua la necessità di attribuire i problemi caritativi e quelli missionari a un'unica commissione, la “Comunità Carità Missione”. Seguiranno altre relazioni: il 29 ottobre 1991, il 20 ottobre 1992 e il 20 gennaio 1994. L’ultima conteneva una forte proposta a considerare un Centro di Accoglienza per ammalati e parenti di ammalati, anche in relazione alla volontà della Caritas Diocesana di costruire un centro analogo in Via Cesare Battisti come “risposta-segno” alle necessità dei malati dell’ospedale.

Il primo di questi documenti invitava il Consiglio pastorale a dare eguale apertura alle richieste del Centro Missionario Diocesano ed al Segretariato Missioni Camilliane di Milano, attraverso iniziative diverse, proponendo l’inserimento di tali programmi di collaborazione all’interno del Coordinamento Caritas. Si informava inoltre che il territorio della parrocchia si estendeva da Via Gattamelata e Via Nazareth fino a Pontecorvo e che all’interno dell’Ospedale la Comunità Camilliana aveva costituito, nel 1987, il Consiglio Pastorale Ospedaliero, ad opera di padre Luigino Zanchetta, a cui partecipavano gli “Amici di S. Camillo”, i “Volontari della Domenica”, l’AVO e la CILLA.

Nel documento, la commissione si impegnava a sensibilizzare il Consiglio Pastorale Parrocchiale  sui «problemi degli ammalati e dei loro congiunti, nonché sui problemi relativi alla accoglienza» e ad inviare un rappresentante al Consiglio Pastorale Ospedaliero.

Nel secondo e terzo documento vengono illustrate le diverse tappe percorse dal Gruppo Caritas che fino allora si era imposto di animare l’Avvento di Fraternità, la Quaresima di Fraternità a favore dei centri Nutrizionali Camilliani, la Giornata della Carità Quaresimale, la giornata per il fondo di solidarietà p. Mariani e altre iniziative a favore della Caritas Diocesana.

 La Caritas Parrocchiale avrebbe dovuto operare perché la comunità «si accorgesse delle sofferenze, delle emarginazioni e delle necessità degli ultimi presenti sul suo territorio limitrofo e lontano. cercando di impegnare persone capaci di dare risposte opportune, coerenti ed efficaci alle urgenze rilevate ed alle urgenze e necessità della missione della Chiesa». Tale organismo doveva comprendere tutte le risorse parrocchiali capaci di condividere i bisogni dei lontani, in aiuto alla Chiesa Universale.

Negli anni ´90 si fece sempre più marcato il “sentire” sui problemi del malato e della salute in generale, anche dopo la pubblicazione del documento CEI del 1989 “La Pastorale della Salute nella Chiesa Italiana”. In un documento del 1995, “La testimonianza della Carità”, venne ribadita la necessità di affrontare in modo serio e sistematico il tema della pastorale sanitaria, facendo anche riferimento al Coordinamento Caritas ed ai quattro documenti proposti dalla Commissione “Comunità Carità Missione”. Venivano inoltre fatte alcune proposte operative: sviluppare l’attività degli Amici di S. Camillo, organizzare l’accoglienza dei famigliari dei degenti ospedalieri, preparare operatori di pastorale della salute competenti, predisporre una bacheca della carità, riprendere collegamenti sistematici con il Consiglio Pastorale dell’Ospedale ed i gruppi di volontariato, organizzare incontri specifici rivolti a tutta la comunità.

La Caritas Parrocchiale partecipò dall’ottobre 1990 agli incontri missionari camilliani della Provincia Lombardo-Veneta a Verona, intrattenendo legami sempre più stretti con il Segretariato Missioni Camilliane. Vennero contemporaneamente mantenuti stretti i collegamenti con il Centro Missionario Diocesano, anche presenziando alla Scuola di Animazione Missionaria  della Diocesi. A conclusione di questo lungo percorso, rimangono ancora a disposizione del Consiglio pastorale i quattro importanti documenti proposti dalla Commissione “Comunità Carità Missione”, che dovrebbero essere rivisitati allo scopo di vivificare la Caritas Parrocchiale, malgrado maggiori responsabilità di sensibilizzazione e di animazione siano state affidate da tempo alla Caritas Vicariale, della quale è coordinatore il nostro parroco.

 

Giovanni Manani

Attività della Caritas: la raccolta di abiti

Attività della Caritas: la raccolta di medicinali

 

 

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