LA COMUNITA’ GREMBO CHE GENERA ALLA FEDE
E’ questa la “missione” impegnativa scelta dalla nostra diocesi per l’anno liturgico 2010-2011

È tempo di ripartire nel nostro cammino di fede: questo il succo del messaggio che sabato 3  luglio mons. Renato Marangoni, vicario episcopale per l’apostolato dei laici, ha lanciato alla nostra diocesi, proponendo, in netto anticipo rispetto agli anni scorsi, il nuovo itinerario che siamo chiamati tutti insieme a percorrere, dopo il quinquennio vissuto sotto il motivo della formazione. Il senso del discorso è chiaro e si colloca nella prospettiva della continuità, o, meglio, si tratta di passare dalla teoria alla pratica. Ogni parrocchia sarà così chiamata a “produrre” concretamente il suo impegno, partendo da una concezione dinamica della fede, che deve, appunto, partire dalla comunità. Il lavoro pastorale (fondamentale in questo senso sarà il contributo dei Consigli Pastorali Parrocchiali) è stato diviso in due periodi: il primo si svolgerà da settembre/ottobre 2010 a gennaio/febbraio 2011  e ha il compito di rivisitare il cammino percorso nel quinquennio 2005-2010 con il preciso obiettivo di creare le condizioni per passare alla seconda fase, che ci impegnerà per gli anni futuri.

In poche parole si tratta di fare una “messa a punto” di ciò che è avvenuto finora, per valorizzare le acquisizioni fatte e per rimettere in gioco quello che è rimasto inattivato. È solo il caso di sottolineare che per la seconda fase è stato scelto il tempo “forte” della quaresima, che meglio si presta a scoprire all’interno di ogni comunità parrocchiale (ma la prospettiva è anche quella di estendere il “lavoro” al vicariato) la capacità di “generare alla fede”. Infatti per il 29 gennaio 2011 è previsto un “Incontro” di verifica, in vista del quale il Consiglio Pastorale Parrocchiale dovrà proporre un esame dell’attività degli ultimi cinque anni per far emergere i “segni dei tempi” che chiedono una “conversione pastorale”, perché ogni parrocchia senta di essere “comunità secondo il Vangelo”, secondo questo schema:

·       come si è concretizzato il progetto formativo della nostra comunità in questi anni e come è stato esplicitato nei vari ambiti pastorali;

·       in che modo si è intrecciato con gli Orientamenti pastorali diocesani;

·       come il Consiglio Pastorale Parrocchiale ha vissuto ed espresso la soggettività della comunità, sia nel suo essere sinodale che nel suo rapportarsi con la comunità civile?

Si passa così alla seconda fase, che si propone, appunto, di valorizzare il tempo liturgico della quaresima per poter riscoprire “l’essenzialità per una comunità cristiana, che non è altro che il cuore dell’esperienza di fede: la comunità è chiamata a generare le persone alla vita in Cristo e a rigenerare se stessa nel mistero pasquale”, estendendo tale impegno oltre la Pasqua fino alla Pentecoste. La realizzazione di questo obiettivo si centra su due aspetti complementari tra di loro: la Parola (concretamente le narrazioni evangeliche delle cinque domeniche di quaresima) e la Carità, soprattutto la presentazione delle offerte del pane e del vino durante la celebrazione dell’Eucaristia. In questo senso Parola e Carità sono considerate “fonti generative della vita ecclesiale: esse si collocano nell’Eucaristia innanzitutto come dono/chiamata che raggiunge tutto il nostro essere e lo trasforma, suscitando una fede da vivere nell’amore. Sono ‘grazia’ e comportano la nostra partecipazione alla vita trinitaria e in questo modo rendono possibile la comunione”.

Naturalmente per raggiungere gli obiettivi proposti sono previsti interventi “mirati”, basati soprattutto sulla catechesi e rivolti alle singole categorie: ragazzi, giovani, adulti, anziani … per quel che riguarda la Parola, mentre per quel che riguarda la Carità, si deve tener conto che essa è “fonte di vita ecclesiale”, ma nel contempo “è anche lo stile di vita”. Solo così la Chiesa “è grembo che genera alla fede nella carità e una comunità cristiana che genera solo nella carità ricevuta e donata”. Tutto ciò deve avvenire soprattutto negli “avvenimenti consueti della vita comunitaria”, deve cioè divenire uno “stile di vita” quotidiano. Ad esempio, attraverso il gesto della presentazione del pane e del vino, accompagnato dalla colletta per la carità, si dovrebbe “invitare ed accompagnare la comunità, raccolta per la celebrazione dell’Eucaristia, a scoprire e a fare esperienza che in quei gesti ‘si diventa cristiani’ e che la comunità stessa si rigenera”. Così una comunità genera, fa crescere ed educa i suoi figli nella carità.

Alla fine delle due fasi sopra citate si tratterà di arrivare a delle conclusioni altrettanto concrete dell’anno pastorale: l’invito che viene dalla diocesi è “di vivere questi momenti per quello che sono, perché in essi si manifesta e si esperimenta il profondo legame tra comunità cristiana e iniziazione cristiana”. Anche qui si evidenzia il compito del Consiglio Pastorale Parrocchiale, che è chiamato a programmare le attività: si suggerisce, ad esempio, di realizzare “un gesto di fede da condividere in vicariato”, come potrebbe essere “un pellegrinaggio vicariale, coinvolgendo tutte le parrocchie, nel luogo di fede ritenuto il più antico nel territorio”. Questa proposta è finalizzata a riscoprire i “luoghi della memoria” cristiana, ad approfondire la dimensione storica dell’essere divenuti cristiani, a prendere atto di come la comunità cristiana abbia compreso e attuato la missione di generare alla fede le persone che ha incontrato.

Questo è il compito che ci attende tutti, si tratta di verificare se siamo effettivamente cristiani, attivi e consapevoli che la nostra religione deve essere basata sulla testimonianza e sulla “gioia di essere cristiani”. Lo dice anche il nostro vescovo, Antonio Mattiazzo, quando parla della “consapevolezza che infonde fiducia e ci fa sperare che il nostro camminare sia sostenuto e accompagnato dallo Spirito Santo: il nostro impegno è quello di ‘comunicare il Vangelo in un tempo che cambia’, in modo rinnovato nello ‘stile di vita’ delle nostre comunità. Giorno dopo giorno scopriamo che lo Spirito ci fa abitare in questo nostro tempo per tenere viva la memoria di Cristo e del suo Vangelo e per essere profezia dei ‘cieli nuovi e terra nuova’ che l’Apocalisse annuncia come compimento della storia umana. Attingo da queste parole di speranza l’augurio per le comunità parrocchiali, per le comunità in unità pastorale e per tutte le realtà operanti in pastorale a livello vicariale e diocesano: ‘siate amati da Dio e santi per chiamata’!”

Giuseppe Iori

 

Giusto De’ Menabuoi - Battesimo di Gesù
(Battistero del Duomo di Padova)
 

 

 

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