UNA VEGLIA DI PREGHIERA CON IL PADRE VESCOVO

La sera dell’undici giugno scorso, giornata di chiusura dell’anno sacerdotale, noi parrocchiani ci siamo trovati con il Padre Vescovo nella nostra chiesa, ai piedi della Madonna, Salute degli infermi, e di S. Camillo, nostri celesti patroni, per ringraziare il Signore per i sacerdoti che ci hanno guidato e per le grazie concesse alla nostra comunità durante questi 50 anni di vita. È stata una serata particolare: la scelta di concludere le celebrazioni parrocchiali con una veglia di preghiera è stata pensata e offerta a tutti i parrocchiani come un tempo privilegiato da vivere per riprendere in mano i fili dei ricordi ritrovati, degli avvenimenti partecipati e condivisi, dei sogni e delle speranze proiettati nel futuro prossimo come qualcosa di vivo e di realizzabile.

Ci siamo trovati assieme con il Padre Vescovo, con i sacerdoti delle parrocchie del vicariato, con le religiose del Don Bosco, che sempre si sono mostrate disponibili e pronte a condividere i momenti di gioia e di sofferenza dei parrocchiani, e con molti giovani e adulti: uomini e donne protagonisti, a volte anonimi, ma indispensabili della vita parrocchiale.

Davanti ai nostri occhi sono passati, come in una sequenza di un film, ricordi e memorie del passato che giravano tutti attorno a un bel sogno da realizzare: la nostra Chiesa che non c’era ancora. Il terreno su cui doveva sorgere era terra di periferia, appetita da tante famiglie alla ricerca di un luogo dove poter costruire la propria casa, dove vivere la propria vita con la moglie e i figli.

In mezzo a queste nuove case, era importante sorgesse anche la casa di Dio. In attesa della sua costruzione, la chiesa provvisoria era l’edificio che oggi ospita il salone parrocchiale. Questa Chiesa è diventata subito un punto di ritrovo, per partecipare alla Messa ma non solo: era il luogo di riferimento dove una comunità che stava nascendo si incontrava, per ringraziare il Signore per la settimana trascorsa, raccontare a Lui ma anche ai nuovi vicini le novità della propria famiglia, fare presente le difficoltà che stavamo attraversando, condividere i momenti di gioia che le nostre famiglie vivevano: l’arrivo di un figlio o di una figlia, il lavoro trovato, la soddisfazione di aver fatto una spesa importante per la famiglia, le nuove relazioni umane e sociali, le esperienze di accoglienza, disponibilità e condivisione. A Dio, negli incontri domenicali, portavamo anche  le nostre difficoltà familiari, le incomprensioni reciproche e trovavamo nella Sua Parola e nei sacramenti partecipati la risposta ai nostri problemi.

La Chiesa, luogo dell’incontro con il Signore, e il Centro parrocchiale, con un po’ di pazienza, sono stati costruiti e il sogno si è realizzato. La Chiesa è stata costruita: bella, moderna, rispettando le ispirazioni conciliari nelle sue linee architettoniche; è stata, poi, abbellita dalle cure, dalla attenzioni e dalla partecipazione dei sacerdoti, dei molti laici impegnati e di coloro a cui stava a cuore la Chiesa; il Centro parrocchiale con gli spazi esterni per i giochi dei nostri ragazzi e ragazze è stato costruito e messo a disposizione dei parrocchiani, che hanno imparato ad usarlo, parteciparlo e viverlo. Il Centro parrocchiale, nel tempo, è diventato il volano delle attività della parrocchia: luogo di incontro, di programmazione e di formazione dei catechisti, degli animatori dei gruppi ACR, del gruppo sportivo, degli anziani, degli Scout e luogo di festa della comunità.

Il Padre Vescovo, all’inizio dell’omelia, ha ringraziato i sacerdoti e i laici che hanno lavorato e collaborato per la crescita della comunità parrocchiale; ha sottolineato, in un passaggio, la felice scelta di Maria Santissima, Salute degli infermi e di S. Camillo, il fondatore dei camilliani, come patroni della nostra parrocchia e ha evidenziato il carisma particolare che la caratterizza: la cura, l’attenzione, la disponibilità e l’amore verso i malati e le persone bisognose.

Il nostro Vescovo ha ringraziato il Signore per la chiamata del nostro parrocchiano, don Marco Cagol, a seguirlo nel sacerdozio e per le tre vocazioni laicali di speciale consacrazione. Il Vescovo ha invitato tutti a pregare, a testimoniare e a parlare ai giovani della bellezza della vita sacerdotale, religiosa e di speciale consacrazione come vie alternative alla vita familiare.

Il Vescovo ha ringraziato tutti, in particolare il Signore, per quanto è stato realizzato nella parrocchia: i sacerdoti con i laici e con la benedizione del Signore hanno attuato quanto è possibile vedere.

Buona parte del discorso durante la veglia è stata dedicata a guardare al futuro della nostra comunità parrocchiale: non solo ricordare per continuare sulla stessa linea, ma ricordare per cercare nuovo slancio, entusiasmo rinnovato per nuove conquiste. Siamo stati invitati ad uscire dal recinto della chiesa per ampliare l’orizzonte della nostra attività, al di là della nostra parrocchia: dobbiamo sentire la necessità di collaborare con le altre parrocchie. Dovremo lavorare in sinergia con i parroci del vicariato in una collaborazione attiva e concreta e dovremo essere attenti, se possibile, anche alla vita della diocesi:  ci siamo resi conto che nella vigna di Dio c’è posto per tutti, nessuno deve sentirsi a riposo o disoccupato.

Devo riconoscere che la veglia di preghiera mi ha commosso; ho visto il Padre Vescovo non soffermarsi troppo su quanto la comunità aveva realizzato: di questo ha ringraziato volentieri il Signore. Era preoccupato di indicare alla parrocchia le nuove mete da raggiungere: bisogna uscire dai nostri confini, “saltare il fosso” e aprirci al territorio, incontrare i giovani, gli anziani, le persone sole, vivere nel mondo con la forza e la delicatezza dell’amore di Dio.

Ho riscoperto la paternità spirituale del Vescovo e la sua attenzione e cura di essere a fianco dei suoi figli nei momenti di gioia: egli, infatti, non ha scelto il pranzo comunitario per festeggiare il 50° della parrocchia, ma ha accolto e dato i suoi suggerimenti per la buona riuscita della veglia di preghiera per ringraziare il Signore per le grazie concesse negli anni passati e per chiedergli l’aiuto per gli anni futuri.

Il Padre Vescovo ci ha tracciato le nuove mete da perseguire: rimbocchiamoci le maniche e collaboriamo tutti assieme,  sacerdoti e laici. Con il Signore come guida e aiuto, qualcosa di bello e di buono riusciremo a realizzare anche in futuro.

Gaetano Meda

 

1992: la nostra chiesa durante la cerimonia della Dedicazione
 

2007: decimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Marco Cagol e 50° di professione religiosa di due suore del Don Bosco

 

 

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