CASE DI ACCOGLIENZA … IN PERÙ

Anche lo scorso anno la nostra parrocchia ha destinato un’offerta di 20.000 € a sostegno delle Case di Accoglienza “gemelle” in Perù. Nell’articolo che segue, tratto da “Missione Salute”, possiamo leggere come operano queste realtà, lontane ma a noi vicine (Ndr).

All’Instituto Nacional Especializado de Enfermedades Neoplàsicas "Dr. Eduardo Càceres Graziarli" di Lima, approda il 50 per cento di malati non residenti nella capitale o nelle sue immediate vicinanze. Talvolta questi malati debbono essere accompagnati da un familiare che possa soddisfare le necessità che esulano dai compiti del personale ospedaliero. Succede che vi siano malati bisognosi di cure in day hospital, vale a dire senza l'obbligo di un ricovero... Dove far soggiornare queste persone, il più delle volte senza mezzi economici? In città vi sono alberghi e pensioni, ma come potrebbero reggere, questi poveretti, i costi di un soggiorno magari prolungato?

La risposta a questi interrogativi l'hanno data i religiosi camilliani, fondando due “albergues” assai originali. Albergue in spagnolo ha due significati: quello facilmente intuibile di albergo, ma anche quello di ospizio, di protezione. Per aiutare le tante persone che hanno bisogno di soggiornare a Lima, accanto al Neoplàsicas sono nate queste due Case di ospitalità intitolate a Enrico Rebuschini, il Beato camilliano che forse più da vicino ha vissuto l'incertezza che dà la sofferenza, fisica o spirituale che sia, non importa.

Uno dei due albergues ospita adulti provenienti da tutto il Perù; la casa dovrebbe dare ospitalità, ufficialmente, a ventiquattro persone; di fatto mediamente si hanno più di quaranta presenze; verrebbe da dire: «Aggiungi un posto a tavola che c'è un amico in più...».

Ma non basta: alcune persone che hanno parenti o amici disposti ad offrire da dormire, hanno unicamente la necessità di un pasto, che non potrebbero permettersi in uno dei tanti ristorantini che popolano i dintorni del Neoplàsicas. Ecco che, nello straordinario rifugio intitolato al Beato Rebuschini, ogni giorno si servono centottanta pasti gratuiti.

È bello vedere le tavolate dove siedono malati (riconoscibili dal capo coperto, segno di cure chemioterapiche) e parenti, magari un po' stretti, a mangiare un buon piatto d'amicizia con pollo, riso, verdure... secondo la tradizionale cucina peruviana. Il dolore c'è e rimane, ma il senso di famiglia che si respira fa mettere da parte, almeno per qualche momento, le nostalgie. Anche quelle di Marisa, 16 anni, operata di tumore all'intestino e che combatte contro un altro tumore al seno.

La casa non ha personale retribuito, ma tutto è mandato avanti da volontarie e volontari che lavorano per amore, soltanto per amore.

Sono in quindici e si suddividono le presenze a turno.

Con una presenza materna

L'altro albergue eccezionale è l'Hogar de Ninos Beato Enrique Rebuschini, distante poche centinaia di metri dal primo. Come dice il nome, è stato organizzato per ospitarvi bambini affetti da tumore e in cura presso il Neoplàsicas, con qualche adulto che li assiste.

Possono essere ospitati, a turno, dieci bambini da zero a undici anni, con dieci mamme. La casa è a misura di piccolo: ci sono attrezzi e spazi per giocare; fra i volontari, animatrici specializzate nell'arte di strappare un sorriso anche ad una bimbetta di 6 anni, dal romantico nome di Solange, completamente calva a causa della terapia.

A rallegrare l'ambiente, tre volte al mese, il giovedì, arriva un gruppo di giovanissime volontarie: sono allieve tredicenni del Colegio Magister dove studiano ragazzi e ragazze, accompagnate da due insegnanti. I ragazzi del Magister passano l'intera giornata con i piccoli: portano dolcetti, giocano, fanno divertire... e imparano loro stessi cosa sia la sofferenza, e a cercare d'alleviarla con la tenerezza e un po' d'altruismo.

Anima di entrambi gli albergues è padre Aldo Càrdenas Vàsquez, che è pure cappellano al Neoplàsicas.

(da "Missione Salute")

 

 

Malati e familiari alla stessa mensa all’Albergue Enrico Rebuschini
 

 

torna all'indice - Vita Nostra dicembre 2010 - anno 5 numero 3