Speciale: la nostra comunità parrocchiale in Terrasanta

(a cura di P. Giuseppe Casarin)

SULLE ORME DI GESÙ

PROGRAMMA SINTETICO

I° giorno (ven. 20/05)

PADOVA - VERONA - TEL AVIV - NAZARETH

II° giorno (sab. 21/05)

NAZARETH – TABOR – CANA

III° giorno (dom. 22/05)

CAFARNAO – BEATITUDINI – LAGO DI TIBERIADE

 

III° giorno (dom. 22/05)

CAFARNAO – BEATITUDINI – LAGO DI TIBERIADE

IV° giorno (lun. 23/05)

NAZARETH - QUMRAN - BETANIA - GERUSALEMME

V° giorno (mar. 24/05)

GERUSALEMME - BETLEMME - GERUSALEMME

 

VI° giorno (mer. 25/05)

GERUSALEMME: MONTE DEGLI ULIVI e SION CRISTIANO

VII° giorno (giov 26/05)

GERUSALEMME: AIN KARIM e VIA CRUCIS

VIII° giorno (ven. 27/05)

GERUSALEMME - TEL AVIV - VERONA - PADOVA

Gerusalemme - il Muro occidentale

IL SIGNIFICATO DEL PELLEGRINAGGIO

Il pellegrinaggio nasce dal  cuore perché ogni  credente  ama  il pellegrinaggio.  Vi  si  identifica  naturalmente  in  quanto  ricercatore instancabile  di Dio,  in  quanto  bisognoso  di  consolazione,  di  luce,  di forza esistenziale, in quanto illuminato dalla tradizione biblica e dalla figura  del  discepolo  del  Regno,  in  quanto  conoscitore  della  consuetudine ecclesiale.

Com’è noto,  la  storia di  Israele origina e  si  sviluppa a partire dall’esperienza  di  pellegrinaggio:  basti  pensare  ad  Abramo,  alla memorabile  epopea  dell’esodo,  al  ritorno  dall’esilio  babilonese,  alle diverse  fondazioni  di  feste  e  di  santuari,  alle  diverse  composizioni salmiche (cfr. Salmi ascensionali, 121-135).

Non è un caso che  l’orante biblico dichiari “beato” proprio  il pellegrino, adoratore della sovranità di Dio: “ Beato chi trova in te la sua forza  e decide nel suo cuore il santo viaggio” (Sal 84,6).

 

 

Beato  è  dunque  il  pellegrino  che,  sospinto  da  una misteriosa voce  interiore  e  insieme  da  una  attrattiva  trascendente,  si  pone,  con decisa volontà  e  con  energia vitale,  in  cammino verso  il  luogo della Presenza e della Rivelazione, portandosi nell’anima il peso della vita.

Il pellegrinaggio è «scuola di spiritualità che conduce alla santità e un itinerario educativo che predispone a rimanere in Dio. Pertanto, è opportuno un impegno che faciliti una “pedagogia spirituale” avvertendo l’importanza della disciplina delle emozioni, della sperimentazione delle beatitudini evangeliche, della sobrietà dei consumi, della condivisione dei mezzi di attuazione pratica, rifuggendo da esibizioni turistiche e da atteggiamenti di controtestimonianza»:

- lasciare la propria casa (sicurezze) per camminare verso il Signore che si è manifestato in quel luogo nel quale si rivela ancora («Venite e vedrete»);

- l’esperienza va fatta generalmente in gruppo («Andremo nella casa del Signore») e non solo come pellegrini solitari («Beato chi decide nel suo cuore il santo viaggio»);

- all’incontro con il Signore non ci si presenta a mani vuote, ma si restituisce quanto ricevuto dalla sua bontà (Dt 26,  5-9: «Mio padre era un arameo errante … e ora io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato»);

- il clima del camminare è offerto dalla preghiera (cf. Sal 120-134), dall’ascolto della sua Parola (Dt 8,1-6), dalla condivisione di fatiche e aiuto concreto;

- è necessario ricuperare la spiritualità della strada provando la fatica  del  camminare insieme («il camminare fisico va accompagnato da atteggiamenti ascetici che aiutino l’interiorizzazione dell’evento di grazia»);

- l’incontro con il Signore avviene nel riconoscimento della propria creaturalità e peccaminosità (sacramento della penitenza) e nel partecipare alla comunione con Cristo (eucaristia);

- il ritorno avviene per un’altra strada (come per i Magi) e con uno sguardo diverso sulla realtà.

ALCUNE ATTENZIONI PASTORALI

«L’azione pastorale nell’ambito proprio del pellegrinaggio si edifica concretamente nell’adeguare questo evento straordinario all’ordinario scorrere della vita comunitaria, nel provvedere al compimento delle condizioni che lo qualificano come pratica di fede, come atto di culto ecclesiale e personale, come frutto fecondo dello Spirito»:

- protagonista è la comunità cristiana e non l’iniziativa estemporanea del sacerdote o di altri soggetti, tanto meno dell’«agenzia viaggi»; per questo è necessario predisporre – con competenza e intelligenza – un “progetto integrato di evangelizzazione itinerante”;

- il pellegrinaggio va inserito nel contesto del programma pastorale generale della comunità (religiosa e/o parrocchiale): non si improvvisa, né si annovera tra gli optional pastorali, né può essere inteso come “gita-premio”;

- lo stile del vivere il pellegrinaggio è lo specchio della comunità (religiosa e/o parrocchiale) ma si deve adeguare al carisma specifico della meta (santuario o luogo);

- è necessaria un’adeguata introduzione storico – biblica, un’oculata preparazione catechistica e culturale e un pertinente accompagnamento spirituale, attuato con modulazioni graduali, rispettose delle sensibilità e dei tempi dello spirito; per questo ci vogliono dei sussidi capaci di accrescere la conoscenza della “verità del cammino”, di facilitare condivisione e coinvolgimento, di confrontare il vissuto di fede e la vita nella carità.

 Cartina di Israele

Nazareth - Basilica dell’Annunciazione
 

 

torna all'indice - Vita Nostra dicembre 2010 - anno 5 numero 3