Il patrimonio dei ricordi.  PADRE VIRGILIO GRANDI

Il 10 settembre a Chiampo i confratelli, i famigliari, gli amici e i conoscenti hanno partecipato commossi all’ultimo saluto a padre Virgilio Grandi, parroco della nostra comunità dal 1974 al 1980. Più che un addio, l’omaggio a lui è stato un arrivederci cristiano a quando tutti noi ci ritroveremo tra le braccia del Padre; durante la cerimonia tutti ci siamo sentiti uniti a lui per aver avuto il dono di conoscerlo, di apprezzare la sua ricchezza spirituale di uomo semplice, di sacerdote entusiasta della vita e della fede, sempre disposto all’ascolto, di religioso umile e sapiente, sempre capace di avere la parola giusta per i suoi interlocutori.

Egli si è presentato alla nostra comunità nella Messa vespertina della festa dell’Im-macolata Concezione di Maria, quasi in punta di piedi, preoccupato di non disturbare, ma nell’omelia ci ha coinvolto tutti, perché ha ricordato il “Sì” della Madonna, con il quale Lei ha risposto senza esitazione alla proposta decisamente sconvolgente e inusuale dell’Angelo, che le comunicava il progetto di Dio, dimostrando così la sua totale disponibilità, segno della sua fede, seguita in questa sua adesione da San Giuseppe, in modo da permettere che il progetto del Signore di venire in terra per redimere tutta l’umanità si realizzasse. Padre Grandi ci ha comunicato che anche lui aveva aderito con il suo “Sì” ai suoi superiori, accettando l’incarico di parroco di San Camillo, lui che per vocazione si sentiva maggiormente predisposto a svolgere la missione propria dei Camilliani: la sua fede gli ha suggerito di ubbidire senza discutere.

La nostra parrocchia era stata costituita 14 anni prima, era una comunità nuova e giovane, abitata da famiglie giovani e vi spirava un’aria di giovinezza che faceva ben sperare, ma c’era ancora tanto da fare, a partire dalla chiesa ancora incompleta; era una specie di campo ben seminato dal parroco precedente, padre Mario Mariani, ma ora si trattava di continuare la sua opera e far crescere bene la parrocchia. Padre Grandi, che lo conosceva bene, ha saputo con saggezza inserirsi nel solco tracciato dal suo predecessore, insieme con il cappellano, padre Roberto Nava. Padre Mariani era un “innamorato” di Dio che lasciava il segno nelle persone che incontrava; padre Grandi ci ha parlato di lui con grande affetto, riconoscendo i suoi meriti e le opere da lui compiute con queste parole: “Quante cose ci parlano di lui! Della sua generosità, del suo zelo, della sua fede, del suo amore per la liturgia; la nuova chiesa resta come una perenne testimonianza, anche se c’è ancora molto da fare”!

Noi non sapevamo allora che padre Grandi era stato dal 1965 al 1971 superiore della provincia lombardo-veneta dei Camilliani, proprio in anni difficili della Chiesa e della società civile, che hanno visto i grandi cambiamenti proposti dal Concilio Vaticano II, ma anche le gravi contestazioni del ’68, le cui ripercussioni si sono fatte sentire soprattutto negli ambienti di formazione: scuole, seminari, università. L’aver superato bene le difficoltà di questo periodo critico e aver saputo guidare i confratelli nella loro vita religiosa denotavano in padre Grandi un carattere tutt’altro che timido.

 

Padre Grandi, seguendo l’esempio di Gesù, ha amato moltissimo tutti i suoi parrocchiani e la sua presenza è stata sempre costante e attiva: in particolare ha seguito sempre la catechesi dei bambini, dei giovani e degli adulti, in particolare dei genitori. Ha sempre avuto una cura speciale per la formazione e l’attività dei catechisti: ogni sabato passava in ogni classe di catechismo per salutare personalmente i ragazzi e si è preoccupato di trovare degli animatori che li seguissero dopo la Cresima. Nel 1976 egli ha sistemato la cripta per poter celebrare nel migliore dei modi la liturgia della Parola per i bambini, nella Messa delle 11, guidata da un sacerdote e animata dai catechisti. La nostra parrocchia è stata tra le prime in città a realizzare questa iniziativa, che continua ancor oggi ed è molto apprezzata: la Parola di Dio spiegata a misura dei bambini è da loro capita ed accolta bene e con partecipazione. Così lo Spirito del Signore era “respirato” da tutti senza distinzione, anche perché padre Grandi lo viveva prima di tutto in prima persona con fede e sapeva incoraggiare le persone ad aprire il loro cuore, non solo ad ascoltare la Parola di Dio, ma soprattutto ad agire in prima persona.

Ma padre Grandi ha saputo guardare anche fuori dalla parrocchia. Vogliamo ricordare a tale proposito una sola iniziativa: in occasione del terremoto del Friuli egli ha mobilitato i parrocchiani, con il risultato di mandare nella zona disastrata “tre camion di roba, alcune roulottes e due prefabbricati per due famiglie di Sedilis”. Tornando nell’ambito di San Camillo, egli ha profuso il suo impegno perché tutti indistintamente si interrogassero sulla realtà concreta di essere “una comunità di fede, di famiglie, di servizio e di crescita umana”, sintetizzando questo concetto con una sola frase: “Noi non siamo soltanto nella parrocchia di San Camillo, ma tutti insieme siamo e viviamo la parrocchia di San Camillo”. Questo principio è stato alla base della vita dei vari gruppi parrocchiali: liturgico, catechistico, sportivo, ricreativo, il Grest estivo.

Continuando sempre sulla scia di padre Mariani, padre Grandi ci ha stimolato ad avere un’attenzione particolare verso i poveri e i malati, curando l’accoglienza e la disponibilità verso quanti, trovandosi in condizioni fisiche e psichiche precarie, avevano la necessità di essere capiti e di avere vicino persone che condividevano le loro sofferenze e il loro dolore. Nel 1980 padre Grandi ha espresso ai superiori il desiderio di poter andare in missione per diffondere la Parola di Dio ed è stato accontentato: così ci ha lasciato per recarsi prima in Perù e poi in Colombia.

Ma quando è tornato in Italia da questa feconda esperienza, padre Grandi ha voluto tornare a salutarci; il nostro ultimo ricordo è quello della Santa Messa che egli ha presieduto e durante la quale ci ha esortato ad uno stile di vita più sobrio, per avere la possibilità di aiutare concretamente “le persone che in terra di missione non hanno la possibilità di acquistare le medicine per curarsi o il cibo sufficiente per sfamarsi”.

Concludiamo questo nostro ricordo, citando una frase con cui un suo confratello ha descritto la sua figura nel corso delle esequie: “Tra i tratti della sua persona brillavano soprattutto la rettitudine e l’autenticità, che gli guadagnavano il rispetto di tutti anche nei momenti in cui i suoi progetti e le sue decisioni potevano essere oggetto di critiche. Gli aspetti un po’ rudi del suo carattere si stemperavano facilmente lasciando trasparire simpatia, sensibilità e capacità di comprensione”.

Maria Teresa Galvagni e Gaetano Meda

 

 

1977 - Padre Grandi battezza Mattia Leoni

 

1977 - padre Grandi sui Cadini di Misurina
 

1992 - S. Messa nel 50° di sacerdozio

 

 

torna all'indice - Vita Nostra ottobre 2012 - anno 7 numero 3