IL PRESEPIO DELLA NOSTRA PARROCCHIA

La nascita del presepio come momento culminante del Natale è cominciata nel lontano 1200 per opera di San Francesco, il Santo che maggiormente si è identificato nella figura di Gesù, tanto da portare nel suo corpo le stigmate, a conferma della sua scelta rivoluzionaria per la società borghese del tempo, di essere un nuovo amante, dopo il Signore, di Madonna Povertà, amandola fino alla morte, come ci descrive in maniera splendida Dante nel Paradiso.

Da allora la pratica del presepio si è estesa a tutto il mondo cristiano, nelle chiese ma anche nelle singole case, perché il presepio, anche il più semplice, provoca in tutti gli uomini sentimenti di devozione e nello stesso tempo di autentica gioia: siamo come invitati a partecipare al mistero dell’Incarnazione. Si organizzano persino viaggi per visitare i celebri presepi del Trentino-Alto Adige o per vedere quelli esposti all’Arena di Verona, sempre più numerosi nascono un po’ dovunque i presepi viventi. Un nostro parrocchiano ha una collezione in casa di 240 presepi provenienti da tutto il mondo

Da questo punto di vista la nostra parrocchia non fa eccezione: i signori Fassina e Morato ci ‘regalano’ un dono graditissimo e prezioso da alcuni anni in un lavoro appassionato, capace sempre di proporre nuovi elementi, in un’opera certosina che li impegna da ottobre a dicembre. Quest’anno il presepio è stato giudicato da tutti un capolavoro, tanto che è stata avanzata da molti fedeli a padre Roberto la richiesta di lasciare il presepio visibile per tutto l’anno.

 

 

 

I due artisti sono riusciti a far rivivere perfettamente la scena descritta dai Vangeli. La grotta con San Giuseppe, la Madonna e Gesù, è isolata, lontana dalla convivenza con gli altri uomini; l’evangelista Luca racconta che “Maria diede alla luce il figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo adagiò in una mangiatoia, perché  per loro non c’era posto nell’albergo”. Giovanni ribadisce che “il Cristo venne fra i suoi e i suoi non lo hanno accolto”. Solo i pastori nella loro semplicità accolsero l’invito degli Angeli e si recarono con fede sincera ad adorare la Sacra Famiglia.

Fassina e Morato sono riusciti a descrivere nel suo divenire l’arco di tutta una giornata: la scena si allarga fino a Gerusalemme, per centrare progressivamente l’attenzione degli spettatori su Betlemme e sulla grotta, su Dio-bambino che si è fatto uomo per vincere definitivamente il peccato. Giovanni all’inizio del suo Vangelo dice: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Come è possibile che Dio si faccia uomo, che l’Infinito diventi finito, che l’Eterno viva nella dimensione del tempo?

La risposta è solo nella Fede, nella convinzione e nella certezza che Dio, dopo averci creato nell’Amore, ha sacrificato se stesso sempre per Amore. Nell’atmosfera del Natale è presente la tragedia del Venerdì Santo, ma anche della Pasqua, dell’Ascensione, della Pentecoste e della positività della fine del mondo. Il cardinale Tettamanzi, successore del cardinale Martini nella diocesi di Milano, così si esprime: “Proprio questo Bambino che non parla è una rivelazione sorprendente. Ci fa capire che Dio preferisce comunicarsi non tanto a parole, quanto con i fatti, con i gesti concreti: è il suo stesso essere, la sua stessa vita la notizia buona che viene fatta risuonare nel mondo e che rinnova in radice e in pienezza il cuore di ogni uomo”.

 

Gaetano Meda

  

 

 

torna all'indice - Vita Nostra marzo 2013 - anno 8 numero 1