25 APRILE. SAN CAMILLO - MONTERTONE

Primo. Per distacco. Questo è stato il mio piazzamento all’arrivo della San Camillo – Monteortone. Semplicemente primo. Addirittura con due bambini dietro. E partendo dopo il gruppo. Sono giunto in solitaria e ho aspettato, seduto, l’arrivo del gruppo. Unito. Compatto. Scherzoso. Bambini e adulti. Sorelle e fratelli. Mogli e mariti. Tutti andavano d’accordo. Un miracolo. È vero, devo ammetterlo, ero decisamente favorito dal mezzo: io, in macchina. Gli altri in bicicletta! Un particolare non da poco, che però non toglie merito all’impresa. La loro impresa, perché se non si fossero persi per il centro di Abano Terme – non dico di Montecatini Terme, ma di Abano Terme – forse le parti si sarebbero invertite! D’altra parte non potevo fare diversamente, il prosecco ne avrebbe patito. Diciamo, anche se nessuno ci crede, che mi sono sacrificato. E con me molti altri, che hanno raggiunto Monteortone in macchina e hanno accolto i prodi ciclisti. E, se dobbiamo dirla tutta, anche i nostri padri camilliani si sono sacrificati per la causa: padre Paolo ha dovuto scortare il gruppo dei ciclisti, padre Roberto ha dovuto cedere la propria bicicletta a padre Paolo e accontentarsi di raggiungere in macchina Monteortone, padre Renzo ha lasciato che i due giovanotti si godessero una giornata di sole ed è rimasto in parrocchia.

Non so molto di quanto avvenuto durante il tragitto mattutino, a parte lo sconcerto dei bambini quando hanno saputo che i genitori avevano sbagliato strada. Non s’è mai saputo se il bullone allentato sulla bicicletta di Clarissa fosse dovuto al caso o ad una dimenticanza – fortuita, per carità – del marito Gianni.

Fatto sta che quando il gruppo compatto è arrivato a Monteortone, non ha perso tempo a precipitarsi sul prato per giocare: chi a calcio, chi a pallavolo. Altri, soprattutto i più piccoli, non hanno rimandato di un solo minuto il loro saluto agli animali ospitati nel parco. E se qualcuno dubitava della propria resistenza fisica, o di quella dei figli,  si è proprio sbagliato. Certamente se si va da soli o in pochi, quando si arriva ci si siede; ma se si va in gruppo quando si arriva non ci si siede, ma si ricomincia subito. Per il gruppo, per la comunità, l’arrivo non è la meta, ma è solo una tappa. E così è stato per la comunità di San Camillo anche a Monteortone: se qualcuno pensava che il pranzo e il prosecco sarebbero stati la degna conclusione delle fatiche del mattino, si è sbagliato. Prima, la “classicissima” a calcio giovani e giovanissimissimi contro genitori, poi una pallaguerra mista hanno fatto dimenticare a tutti che ci sarebbe stato anche il ritorno in bicicletta.

E così alle 17, con grande dispiacere dei bambini, si è dovuto far ritorno a casa.

Ovviamente, io sono tornato in macchina e anche al ritorno sono arrivato primo, in solitaria.

Zeno Baldo

 

torna all'indice - Vita Nostra giugno 2013 - anno 8 numero 2