PASQUA: PRENDIAMOCI CURA DEI NOSTRI FRATELLI

A voi, carissimi parrocchiani, rivolgo il mio saluto e un cordiale augurio pasquale di Risurrezione e vita.

Permettetemi di entrare umilmente e in punta di piedi nelle vostre case per poter condividere con voi gioie e speranze, ansie e preoccupazioni, fatiche e aspirazioni, attese e progetti.

Con questo mio scritto mi piacerebbe in qualche modo poter contribuire ad accompagnare, sostenere e incoraggiare i nostri, i vostri percorsi di umanità e di vita buona, alla luce e secondo gli orientamenti che la fede cristiana ed il magistero della Chiesa propongono: orientamenti da fare propri, da testimoniare nel concreto del vissuto personale, familiare, professionale e, più ampiamente, sociale e civile.

Fra pochi giorni celebriamo la Pasqua. In questo giorno risuona per noi una buona notizia che ci riempie di speranza e di gioia: Cristo, nostra Pasqua, è risorto! Ma cosa può ancora significare per noi uomini e donne del terzo millennio questo messaggio, che ormai sembra logorato dall’abitudine e forse anche da un sottile scetticismo?

“Svegliati, tu che dormi, e Cristo ti illuminerà!”.

San Paolo con tono deciso e fortemente esortativo si rivolge alla comunità cristiana di Efeso e la invita a destarsi dal torpore del sonno per accogliere il dono straordinariamente grande della luce pasquale del Cristo Risorto.

È una parola che risuona altrettanto forte anche per noi in questo nostro cammino di vita e di Chiesa.

Magari senza essercene accorti in modo pienamente consapevole anche noi ci siamo un po’ addormentati, catturati più dalle nostre preoccupazioni e dalle molte cose da fare. Il nostro cuore si è appesantito e ci siamo lentamente abituati a vivere una fede “tiepida”. Veramente siamo addormentati quando ci lasciamo dolcemente persuadere che va bene così, che non c’è più nulla da fare. In questa condizione di letargo spirituale Cristo entra con la sua luce vittoriosa non per scoraggiare o inquisire, ma piuttosto per aprire il nostro cuore alla speranza. Incredibile la stima, la fiducia che Gesù comunica, che ripone in noi. E rivolto a noi suoi discepoli dice: “Voi siete la luce del mondo”. Un’affermazione che ci sorprende: che Dio sia luce del mondo lo abbiamo già sentito. Il Vangelo di Giovanni l’ha ripetuto, ci crediamo, ma sentire e credere che anche l’uomo è luce, che lo siamo anch’io e anche tu, con tutti i nostri limiti e le nostre ombre, questo è sorprendente.

E non si tratta di un’esortazione di Gesù: siate, sforzatevi di diventare luce, ma sappiate che lo siete già. La candela non deve sforzarsi, se è accesa, di far luce, è la sua natura, così è per voi. La luce è il dono naturale che il discepolo ha respirato da Dio: la luce non è sua, ma è il regalo di Dio.

Voi che vivete secondo il Vangelo siete “una manciata di luce gettata in faccia al mondo”. E lo siete non con la dottrina o le parole, ma con le opere: risplenda la vostra luce nelle vostre opere buone. Tu puoi compiere opere di luce! E sono quelle di coloro che si dedicano al volontariato con gratuità, dei miti, dei puri di cuore, dei giusti, dei misericordiosi, degli operatori di pace, sono le opere alternative alle scelte del mondo, la differenza evangelica offerta alla fioritura della vita. Quando tu segui come unica regola di vita l’amore, allora sei luce per chi ti incontra.

 

 

Tutti abbiamo fatto esperienza di persone che sono entrate e rimaste nella nostra vita come luce, come punto di riferimento, e sono un dono di Dio. Anche noi abbiamo avuto l’occasione di essere luce e punto di riferimento per altri: forse lo siamo stati senza rendercene conto, forse abbiamo mancato all’appuntamento e non ce ne siamo neppure accorti. “Illumina altri e ti illuminerai, guarisci altri e guarirai”. Non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte, ma prenditi cura della terra, della città dell’altro, altrimenti non diventerai mai un uomo o una donna radiosi.

Chi guarda solo a se stesso non si illumina mai.

Anche la nostra Chiesa di Padova ci invita, quest’anno, a far propria la profonda espressione di San Paolo: “Vi porto nel cuore”. Portare nel cuore una persona vuol dire amarla e non dimenticarla mai, cercando di accompagnarla con cura, pazienza, fiducia e speranza.

Il mio augurio di Pasqua, che diventa preghiera, lo esprimerei così: uomo o donna di potere, o meglio di servizio, prenditi cura di tutto il tuo popolo, della tua città, del tuo territorio. Prenditi cura soprattutto dei più deboli, degli sconfitti della vita, degli ultimi della storia e persino dei tuoi avversari. Prenditi cura della natura, dell’ambiente: custodiscili per coloro che verranno dopo di te.

Uomo o donna imprenditore a qualunque livello, prenditi cura di chi è senza lavoro: investi le tue energie, i tuoi sacrifici, le tue capacità con e per la tua gente. Non fuggire proprio ora in questo tempo di crisi.

Genitori, prendetevi cura dei vostri figli con amore e dedizione, fatevi educatori e testimoni dei valori umani e cristiani, anche nella fatica, ma con speranza.

Figli, prendetevi cura dei vostri genitori, dei vostri fratelli, dei vostri nonni, abbiate il coraggio di ascoltare la loro saggezza, frutto degli anni e anche dei loro sbagli e delle loro sofferenze.

Uomini e donne di buona volontà, credenti o che pensate di non credere, non disdegnate la benevolenza verso i bisognosi e i fragili e verso quanti hanno “fallito” nella vita.

Giovani, non lasciatevi rubare la speranza, come dice Papa Francesco, non conformatevi ai modelli e comportamenti osannati dai mass-media; siate invece protagonisti del cambiamento, vivendo in prima persona i valori in cui credete.

Cari parrocchiani, prendetevi sempre più cura della vostra comunità parrocchiale, dei vostri sacerdoti; ricordatevi che la Parrocchia è anche la vostra famiglia, la vostra casa. Ha bisogno della vostra presenza attiva e della vostra collaborazione, per continuare nei nostri giorni la sua missione per il bene di tutti.

E noi sacerdoti e suore, prendiamoci cura senza tristezza e rassegnazione dei nostri fedeli tutti, fratelli e sorelle nella fede. Facciamoci riconoscere come testimonianza e dono per il nostro tempo.

E Dio ci benedica!

AUGURI DI BUONA PASQUA a tutti voi, con l’amicizia e l’affetto di sempre.

 

P. Roberto e i sacerdoti collaboratori

 

 

 

Il coretto dei bambini alla cena comunitaria dello scorso Natale.

La luce della stella diventa la luce del mondo

Icona della Trasfigurazione, opera di Giorgio Benedetti

 

 

 

torna all'indice - Vita Nostra aprile 2014 - anno 9 numero 1