SPECIALE
CELEBRAZIONE DI RINGRAZIAMENTO PER GLI ANNIVERSARI DI MATRIMONIO, SACERDOZIO E PROFESSIONE RELIGIOSA

Da oltre trent’anni nella nostra comunità parrocchiale si festeggiano insieme i principali anniversari (10°, 20°, 25°, 40°, 50°, 60°) di matrimonio, di sacerdozio e di professione religiosa delle Suore dell’Istituto Don Bosco.

Il momento centrale è la solenne Messa concelebrata nella quale si mettono in risalto i valori e la fedeltà alle diverse vocazioni. È un’occasione privilegiata che consente ai festeggiati di ringraziare il Signore, ritornare di nuovo all’origine della propria scelta vocazionale e rinnovare l’impegno per il futuro. La comunità parrocchiale si stringe attorno a loro nella preghiera e nella riconoscenza per la loro testimonianza che ha arricchito la Chiesa e la società.

Dopo la Messa, segue il pranzo organizzato dal gruppo ricreativo, reso più accogliente dalla preparazione dei tavoli, dalla cura e dalla fantasia con cui sono addobbate le pareti, ma soprattutto della qualità, dalla squisitezza e dalla cura dei cibi preparati dalle nostre esperte cuoche e serviti con gentilezza e dedizione dai loro coniugi. Oltre ai festeggiati ci sono spesso parenti e amici; la partecipazione al pranzo è stata più o meno ampia negli anni, quest’anno abbiamo battuto ogni record (circa 200 ospiti).

Il parroco, a nome della comunità, consegna ai festeggiati una pergamena ricordo e un piccolo omaggio.

È una festa in cui si respira un clima di vera fraternità e famiglia. Sono momenti che restano impressi non solo nelle famiglie, ma nella memoria e nel cuore di tutti.

In questo numero del nostro  notiziario abbiamo voluto dedicare uno “speciale” a questo evento, ospitando alcune testimonianze  dei festeggiati.

P. Roberto

TESTIMONIANZE

 60° MARIA-LUCIA E REMIGIO

Festeggiamo il nostro 60° di Matrimonio, che è avvenuto l’8 giugno 1954 nella Basilica inferiore di San Francesco d’Assisi,

L’amore di Dio ha consacrato la nostra unione. Dio è stato presente nei nostri momenti difficili. Egli ha partecipato ai nostri momenti di gioia. Egli ci ha benedetto nei nostri 5 figli e nelle loro famiglie (ndr l’immagine nella pagina accanto raccoglie  questa grande famiglia).

In questo momento non possiamo non ricordare i nostri cari che ci hanno preceduto.

Papà Michele che nel compimento del suo dovere, colpito mortalmente dal nemico il 27 aprile 1945, rivolto al figlio presente disse: “Si muore anche in un campo. Ho già raccomandato la mia anima a Dio. State sempre dalla parte di Dio. Ubbidite la mamma, amatevi sempre tra fratelli; un bacio a tutti”.

Mamma Adele rimasta vedova con 13 figli, il più piccolo di un anno, sempre ebbe come principio assoluto perseguire la volontà di Dio; donna di preghiera in tutti i momenti della giornata: due figli sono diventati sacerdoti.

Papà Giuseppe, ragazzo del 99, alpino nelle trincee del Grappa, allievo a Torino del corso per piloti, padre affettuoso: dopo una lunga giornata di lavoro prendeva in braccio la figlia più piccola, mentre i due fratelli più grandicelli appoggiavano la loro testa, uno per ogni ginocchio; esempio di sacrificio nell’assolvimento del dovere; chiudeva la giornata con un atto di Fede: non solo “buona notte”, ma “buona notte, sia lodato Gesù Cristo”.

Mamma Giuseppina, donna traboccante di vita; viveva l’avvenire dei figli con entusiasmo prefigurando le mete più alte per ognuno di loro. Muore recitando il rosario con i suoi sei figli, nonostante il respiro rantoloso.

Preghiamo il Signore perché ci faccia degni dei nostri genitori. Supplisca alle nostre carenze riguardo ai carissimi figli, ai nipoti e a quanti abbiamo incontrato nel nostro lungo cammino, perché tutti abbiano amore e fede in questa vita, e gioia piena, là dove tutti ci ritroveremo.

Rimane ancora da esprimere la nostra grande riconoscenza, perché dopo tanto peregrinare, Verona, Sondrio, Varese, giunti a Padova in questa parrocchia, i nostri figli, anche attraverso le associazioni dell’Azione Cattolica e degli Scout, sono stati aiutati a crescere nella Fede. Un ricordo riconoscente di padre Mariani. Tanti ringraziamenti al nostro amato parroco, padre Roberto, con i suoi collaboratori padre Renzo e padre Paolo, anche per questa attuale festa, nella quale siamo venuti nella casa del Signore per rinnovare gli impegni assunti davanti all’altare. Noi Maria-Lucia e Remigio rinnoviamo la nostra preghiera: Padre Santo aiutaci con la tua grazia ad essere buoni testimoni del patto di alleanza in Cristo Signore.

Maria-Lucia e Remigio Verlato


50° GRAZIELLA E RENATO

La nostra storia  è stata costellata di tanti momenti felici.

Il batticuore delle nostre prime passeggiate in montagna nell’estate 1961, la gioia traboccante che abbiamo provato nel capire che l’innamoramento non era solo mio o suo, ma era ricambiato, il momento del nostro “SÌ” davanti al Signore, hanno accompagnato il nostro cammino di sposi.

Entrambi appartenevamo all’Azione Cattolica, condividevamo gli ideali di vita cristiana, il desiderio di formare una famiglia fondata su questi valori. Questa è stata la pietra miliare della nostra decisione di stare insieme allora e per sempre, pur nella diversità dei nostri caratteri.

Poi la nascita dei figli, Paola, Lucia, Antonella e Guido, nati così distanti fra loro, ha contribuito a ritrovare nuovi equilibri per  poter offrire ad essi un punto di riferimento amorevole e sicuro lungo il cammino della vita. In essa, con il passar degli anni, si è allargata la nostra famiglia anche con la nascita dei carissimi nipoti.

La Comunità parrocchiale ha rappresentato per entrambi un punto di riferimento e formazione importante, con impegni vari nel Consiglio Pastorale e nel Gruppo liturgico per Renato e nella Catechesi per Graziella, dedicandoci con entusiasmo alle iniziative dei Gruppi parrocchiali che man mano si stavano formando. Così si sono create belle amicizie, sempre più rinsaldate nel tempo.

Ci sono stati inevitabilmente momenti molti difficili, che ci hanno messo alla prova: le criticità di alcune gravidanze , le malattie dei genitori e soprattutto l’incidente del papà di Graziella, che ha letteralmente stravolto la nostra vita.

Non è stato facile per Graziella accollarsi le pesanti responsabilità aziendali, né da parte di Renato farsi maggior carico della famiglia con la presenza costante senza per questo tralasciare gli impegni accademici, politici e nell’ambito sportivo.

Le nostre opinioni, talora  divergenti, ci hanno in un certo senso “obbligato “ a trovare via via,  nell’ascolto attento e rispettoso,  un accordo  per un’azione condivisa ed arricchente.

Tanti flash di ricordi,  belli e dolorosi, come la scomparsa dei nostri cari che sentiamo  tuttora spiritualmente vicini, ma  anche tanti motivi di sprone per guardare avanti con fiducia, senza alcun limite di tempo, sforzandoci (come suggerisce Mark Twain) di dare ad ogni giornata la possibilità di essere la più bella della nostra vita.

Con questo augurio rinnoviamo il nostro grazie più sincero e riconoscente al Dio della vita, ai parenti, agli amici e a tutta la Comunità per la vicinanza e l’affetto fraterno e duraturo.

Graziella e Renato Zanovello

I festeggiati del 23 novembre, dopo la Messa


50° SUOR VANDA 

Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il Calice della Salvezza" (Sal 116,12-13).

Ripercorrendo il cammino della mia vita, specialmente quello vissuto nella Consacrazione Religiosa, come Figlia di Maria Ausiliatrice, Salesiana di Don Bosco, questo versetto mi ritorna frequentemente.

Gli anni sono molti, ma quando sono vissuti, sembrano un soffio, come dice il salmo 89. Sì, fisicamente è così, ma nello Spirito Santo non è così, come dice S. Paolo: "... il mio spirito si rinnova ogni giorno di più".

Di questo rendo grazie al Signore ogni momento. Lungo il cammino LUI mi ha custodita come la pupilla del Suo occhio... e mi ha donato, fin da ragazzina, un grande AMORE alla Sua PAROLA, e poi alla Vergine Maria, allo Spirito Santo, all' Eucaristia, ai Sacramenti del Battesimo e della Confessione. Mi viene in mente la PAROLA che mi ha spinta a rispondere "Sì" alla Chiamata, con il distacco dalla famiglia: "Chi ama il padre e la madre più di Me non è degno di Me".

Alla memoria affiorano tanti avvenimenti, passaggi particolari, con innumerevoli volti di persone incontrate. Rendo grazie prima di tutto per i miei genitori, per mia sorella, i miei fratelli, e poi per gli amici, le Superiore e i Superiori, tra cui i Sacerdoti, in particolare quelli che mi sono stati Padri Spirituali, tante consorelle, con le quali ho condiviso e condivido la fraternità e l'amicizia. Non posso dimenticare i moltissimi giovani, a migliaia ormai, avvicinati nell'attività della scuola e in altri momenti di apostolato.

Certo, ci sono state molte gioie, ma anche molte sofferenze. Di tutto rendo grazie, perché lo Spirito Santo, con forza e dolcezza, attraverso MARIA, mi ha sempre sostenuta e aiutata a superare le inevitabili prove della vita.

Il cammino non è compiuto. Mi sento sempre piccola e povera... Ma desidero vivere questa PAROLA di GESÙ’, che incessantemente mi sostiene e mi guida:

"Come il Padre ha amato Me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel Mio AMORE". "Non voi avete scelto Me, ma IO ho scelto voi..."

Tutta la mia vita, dunque, continui ad essere, con la Sua Grazia, una Lode a LUI e un vivo Rendimento di Grazie nell'AMORE, GRAZIE.        

Sr. Vanda


50° LORETTA E GUIDO

In questo periodo un fatto casuale, e cioè la digitalizzazione di foto e di diapositive di molti anni di vita matrimoniale con Loretta, mi ha dato l’occasione per ripercorrere un lungo cammino a ritroso:  quanti eventi, quanti ricordi, quanta vita vissuta!

Che bello rivedersi con cinquanta anni di meno; che emozione ricordare l’arrivo della prima figlia Claudia e successivamente di Silvia e Daniela. Nel contempo c’è stato l’affiorare dei problemi della famiglia, delle difficoltà sul lavoro, dell’impegno nella crescita e nell’educazione delle figlie; è importante anche ricordare il dialogo in famiglia e soprattutto la preghiera quotidiana: provvidenziali aiuti per superare difficoltà e momenti difficili; è bello cogliere, sia pure a distanza di tempo, i segni della presenza del Signore in eventi gioiosi o sofferti, anche se al momento non se ne aveva molta consapevolezza.

Il cammino prosegue ora in questa stagione autunnale illuminata dalla bellezza e varietà dei colori, con la presenza di tante persone care, con la preziosa testimonianza di vari annunciatori della Parola di Dio che dona luce, fiducia e speranza perché il Signore ci è vicino.

Guido Cremonini

La S. Messa è stata animata dal Coro Giovani


25° LUISA E LUCA

Quando Padre Roberto mi ha chiesto di scrivere qualche “pensiero” sui nostri “primi” 25 anni di matrimonio, devo confessare che ho sottovalutato il compito di raccontare in poche parole un’esperienza di vita così importante.

25 anni possono essere pochi, guardandosi indietro per accorgersi in quanto breve tempo siano passati, tanti se paragonati allo stare insieme a Luisa, conosciuta quando avevo 16 anni. Più di due terzi della mia vita li ho condivisi con lei, e tutti all’interno della nostra Comunità di San Camillo.

Ricordo con piacevole nostalgia le belle messe animate e cantate del sabato sera da noi giovani studenti. Alla fine della celebrazione – ormai passati agli studi universitari – non mancavano mai i reciproci e scaramantici auguri per l’esame di turno, “ostacolo” a quello che, per molte coppie che si erano formate, era il traguardo più grande: il proprio matrimonio.

Poi, finalmente, il momento del grande giorno, le indimenticabili emozioni vissute insieme ai parenti e i tanti amici, la nascita di un nuovo piccolo “nucleo” all’interno della più grande “famiglia” della nostra Comunità.

Abbiamo avuto, al contrario di altri e grazie a qualche sacrificio, la fortuna di rimanere nel quartiere, dove le nostre figlie sono cresciute e dove abbiamo sempre sentito forte la vicinanza di tante persone. E all’interno di una grande famiglia, molti sono stati gli impegni che abbiamo intrapreso con entusiasmo; dalle “mitiche” scenette dei genitori al Grest, ai servizi di volontariato nel Gruppo Ricreativo e per i Pranzi di Solidarietà, solo per citarne alcuni.

Come tante coppie, anche noi abbiamo attraversato momenti di difficoltà; gli “alti e i bassi” fanno parte della vita, ci mettono alla prova; ma grazie ad una buona dose di pazienza e di fiducia nel “progetto” che abbiamo cominciato insieme 25 anni fa, e con l’aiuto e l’esempio di tante coppie a noi vicine, abbiamo trovato la forza di superarli.

Padre Roberto, durante tutti questi anni, non ci ha mai fatto mancare il dono della sua premurosa, affettuosa e sempre discreta vicinanza.

Per lui, anche dopo tutti questi anni, siamo - e probabilmente saremo sempre - una delle sue “giovani coppie”. Padre Roberto, invece, è per noi un fratello maggiore, un amico sincero, una guida e un riferimento che lo Spirito Santo ci ha posto a fianco nel nostro cammino e che ringraziamo con infinita gratitudine.

Luca Papisca


25° PADRE GIACOMO

Guardare indietro il cammino di questi 25 anni di prete camilliano mi affascina e insieme mi rende sospettoso. Mi affascina perché posso vedere i passaggi significativi, i traguardi raggiunti, i doni ricevuti, le persone incontrate… e mi è naturale ringraziare Dio di tutto questo. Mi rende però anche sospettoso perché so che mi è facile vedere la realtà che voglio vedere e non guardare e dimenticare ciò che mi dà fastidio o semplicemente ritengo meno significativo. La memoria è sempre selettiva e lo metto in conto in questa testimonianza. Diciamo allora che quello che non dirò è più importante di quello che riuscirò a raccontare!

Però volendo tirare qualche somma di questi anni… sono somme belle. Sono stati anni fecondi, significativi, faticosi. Dopo 25 anni, infatti, mi sento confermato nella scelta di essere prete camilliano a servizio dei malati. Ne sono contento. È una strada che avverto profondamente mia e mi fa giungere al cuore dell’Evangelo. È il vangelo del Signore Gesù che è tenerezza, misericordia, consolazione e che posso condividere ogni giorno con le persone malate che incontro, portando con loro dolori, sofferenze, domande, speranze.

Per chi è fuori dagli ospedali può sembrare una vita monotona e dura (e lo è), ma per me ha il pregio di andare all’essenziale della vita: mi fa toccare con mano la nostra verità di uomini, senza fronzoli e senza fughe; mi permette di essere come il Signore Gesù che va incontro ai malati con profonda umanità e, allo stesso tempo, di incontrare il Signore Gesù nell’umanità sofferente delle persone. S. Camillo è stato proprio un discepolo fedele di Gesù ed è il mio maestro e padre.

 

 

Sì, non è vita facile stare ogni giorno dentro le sofferenze, i dolori e la morte e mi occorrono intelligenza, saggezza ed equilibrio per riuscirci. Ma per me è essenziale esserci, sia per i malati che per me stesso. Perché è qui dove il Signore mi vuole.

Nella vita quotidiana di questi 25 anni, mi avverto diverso da come ero partito (come tutti!). Le mie attese di giovane prete erano tante. Avevo in mente di darmi da fare, di aiutare, di cambiare le persone e il mondo. Sono stati gli anni in parrocchia lì da voi, ma anche i primi anni dell’ospedale, sempre a Padova. Anni belli e intensi, anni in cui ho imparato a leggere la realtà non a sognarla. L’ho dovuto imparare strada facendo: nel cammino condiviso con la mia comunità religiosa, con gli animatori della parrocchia, nello spazio di catechesi, di spiritualità e di vita dei vari gruppi, nella condivisione di fede delle coppie di fidanzati e di sposi, e poi successivamente nell’accompagnamen-to spirituale con i malati.

Quello che ho imparato (e spero di continuare a farlo) è che Dio mi si è reso presente e vicino proprio dentro questa realtà, fatta di luci e di ombre: nel bello della vita e delle persone, ma anche dentro gli imprevisti, gli ostacoli, le incertezze, le delusioni.

Non sono io che modello Dio, è Dio che modella me attraverso il suo amore libero e sorprendente. Quante volte, infatti, sono stato sorpreso da Dio in incontri con persone a cui non davo alcun credito. E invece ho visto Dio all’opera, e quelle stesse persone che mi hanno dato insegnamenti che non immaginavo. Sono state tante le volte in cui persone che mi sembravano distanti dalla Chiesa, distanti da Dio… poi sono state quelle che mi hanno fatto ricredere e ritrovare speranza. Io ho dovuto solo tenere orecchie e cuore aperto per vedere Dio all’opera e crescere nella sua libertà senza pregiudizi e preconcetti. Non sempre ci sono riuscito, ma è questa la misericordia che Dio ha avuto per me.

 

Dentro questo intreccio di vita, ci sono alcuni segnali per me essenziali, i miei punti di riferimento: la comunità, l’ascolto e lo studio della Parola, i tempi di silenzio della preghiera, i padri spirituali, il cercare luoghi di ritiro, la continua lettura per capire, il dare tempo e disponibilità alla Chiesa diocesana attraverso l’esperienza e il carisma camilliano. Sì, sono i punti fermi che mi hanno orientato e mi orientano nelle scelte e nelle direzioni da prendere, anche nel lasciare da parte ciò che non è essenziale per me.

E questo dentro la mia umanità, il mio carattere: non sono certo un tipo facile. Sono piuttosto esigente; non le mando a dire. Sono originalità che mi sono servite, ma sono state anche spigoli.

Il perdono che chiedo a Dio e agli altri nasce dalla consapevolezza dei peccati e dei limiti che vedo in me, e con cui gli altri si scontrano. Questi peccati e limiti sono anch’essi una forza di Dio, la sua guarigione: mi salvano dall’orgoglio e mi costringono a rimettermi sulla via dell’essere figlio di Dio, perdonato e amato.

C’è una affermazione di San Paolo che fa da sintesi ai miei primi 25 anni di prete camilliano: “Mi vanto ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2 Cor 12,9).

Questo è il Dio in cui credo. Un Dio che rivela la sua potenza nella debolezza, che a partire dalla debolezza vuole il bene di tutti, vuole salvare tutti. È il Dio della Trinità che per salvarci si è abbassato fino alla debolezza della croce e non ne è stato sconfitto. Un Dio dalle braccia aperte, che non chiude le porte a nessuno, le apre.

Ecco il Dio in cui ho creduto e che ho incontrato nel cammino e che spero di aver testimoniato e fatto incontrare a mia volta con le parole, un gesto, una carezza, il silenzio…

Mi vanterò ben volentieri delle debolezza di questi 25 anni di prete camilliano, perché dimori la potenza di Cristo.

padre Giacomo Bonaventura

 

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