L’Angolo dei giovani.
LA FORMAZIONE NEI GRUPPI AGESCI

Tutti sanno che gli scout del gruppo Agesci Padova 2 sono da più di trent'anni una delle proposte educative della nostra parrocchia: ma cosa facciamo esattamente, e come si formano i capi scout?

Il bambino e la bambina che entrano nei lupetti vivono l'intera esperienza nell'ambiente fantastico “Giungla”, ascoltando le storie di Mowgli e dei suoi amici, per vivere insieme una parabola di crescita che li porti dall'essere cuccioli, appena entrati a scoprire questo grande gioco, al diventare lupi anziani, capaci, assieme ai capi, di prendersi cura dei fratellini e sorelline più piccoli, e di essere per loro di esempio. Dopo gli anni di branco è il momento del reparto, dove esploratori e guide, riuniti in squadriglie monosessuate, sperimentano se stessi nella dimensione dell'avventura e dell'autonomia: viene chiesto loro di lavorare a “imprese”, in modo da acquisire, col tempo e la buona pratica, la dimensione progettuale che è propria dello “scouting”: osservo, deduco e infine agisco. I più grandi hanno la responsabilità di gestire le proprie squadriglie in tutto e per tutto, sperimentando sì il potere, ma anche la difficoltà dell'essere leader carismatici e degni di fiducia. Quindi, dopo un periodo di “Noviziato”, si apre la Strada della comunità di clan, dove rover e scolte hanno sempre più spazi di protagonismo; a loro viene chiesto di sperimentarsi in un servizio continuativo al prossimo: assieme alla comunità i ragazzi si confrontano e trovano ognuno la propria strada, scegliendo, alla fine, se impegnarsi ad essere Uomini e Donne della Partenza, che fanno del servizio la via per essere buoni cristiani e buoni cittadini, oppure se salutare il Clan, ritenendo di non abbracciare la scelta della Partenza.

L'intera proposta prende come grande esempio lo stile e la vita di Gesù e di coloro che l'hanno seguito, riconoscendo nell'ascolto della Parola e nel tentativo di porla quale punto saldo della propria vita l'elemento essenziale al fine di essere Uomini e Donne felici e significativi.

Questa proposta viene portata avanti da capi, adulti, nel nostro gruppo spesso giovani, a cui l'associazione chiede di formarsi seguendo un preciso iter, volto a stimolare/consolidare la consapevolezza di essere educatori che servono dei “piccoli” tesori, affidati loro dalle famiglie perché credono nello scoutismo. E lo scoutismo ha un metodo educativo che affonda le proprie radici negli scritti del fondatore, Baden Powell, e che è stato poi elaborato negli anni: ne vanno comprese le ragioni pedagogiche per poterlo applicare!

Per questo, ai capi viene chiesto di seguire un iter “di base” per raggiungere la “nomina a capo”, con cui l'associazione riconosce al singolo individuo lo status di Capo (con la c maiuscola).

Il Campo di Formazione Tirocinanti (CFT), della durata di 3 giorni, viene proposto ai capi appena entrati in associazione, perché possano confrontarsi sulle scelte fatte e sugli elementi essenziali del ruolo di capo, anzitutto l'adesione al Patto Associativo. È un campo incentrato sulla dimensione vocazionale del capo.

Il Campo di Formazione Metodologica (CFM) dura 5-7 giorni: ha come scopo primario quello di favorire l'individuazione delle esigenze educative dei bambini/ragazzi e di illustrare gli strumenti metodologici sia nel loro insieme, sia nel dettaglio. I CFM sono differenziati: ci sono quelli per chi fa servizio con i lupetti e le coccinelle, quelli per chi opera con i ragazzi del reparto, quelli per chi segue i giovani del clan. La dimensione vocazionale non viene dimenticata, ma non è il focus essenziale dell'evento formativo.

Il Campo di Formazione Associativa (CFA) dura 7 giorni, ed è solitamente frequentato da capi con almeno un paio di anni di esperienza alle spalle, essendo finalizzato principalmente a rielaborare l'esperienza degli anni precedenti, confermando e rinnovando l'elemento vocazionale/motivazionale dei capi, quali individui che esercitano ormai con consapevolezza la loro intenzionalità educativa.

I campi di formazione sono organizzati da capi formatori, individuati a livello regionale o nazionale dai relativi responsabili della formazione, impegnati a loro volta in un percorso di formazione permanente.

Ai formatori di CFM e CFA viene richiesto di redigere, al termine dell'evento formativo, una “valutazione” su ogni allievo, che lo aiuti a verificare l'evento, e a individuare punti di forza e di debolezza rispetto al proprio mandato di educatore.

La formazione non è solo necessaria come occasione di crescita per i capi, ma  è anche posta quale condizione sine qua non per l'apertura delle singole unità (branco/reparto/clan).

A ciò si aggiunga la partecipazione alle riunioni di comunità capi della zona e, per qualcuno, della regione: di certo non ci si annoia, ma siamo tutti consapevoli che per accompagnare i “nostri” ragazzi nel loro percorso di crescita non possiamo essere impreparati!

Andrea Berto

capo gruppo Padova 2

 

 

 

 

 

 

Allievi di un campo di formazione pronti per una “chiacchierata frontale”

 

 

Allievi e formatori di un campo di formazione

 

 

 

torna all'indice - Vita Nostra dicembre 2014 - anno 9 numero 4