NATALE: METTIAMO AL CENTRO LA FAMIGLIA E LE PERSONE DEBOLI

"Buon Natale e Felice Anno Nuovo”. Tanti biglietti di Natale erano così e ancora ne girano di questo tipo. Ora si sono “involuti”! In alcuni c’è un generico augurio, in altri ci sono riferimenti belli, ma che potrebbero essere usati in qualsiasi momento dell’anno … Per fortuna, comunque, ci si augura ancora “Buon Natale”!

Farlo è capire e testimoniare il motivo della Festa: il Bambino è nato! L’accostamento all’anno nuovo è naturale, ma l’augurio, quest’anno, è problematico. Sarà un anno sereno e felice? Facciamo fatica a crederci o almeno a credere che sia così automatico …

Non vogliamo illuderci o lasciarci illudere. Sarà un anno difficile per il nostro paese, per tante famiglie e persone. Ci sfuggono le cause remote, nascoste, della crisi, e anche molte di quelle che forse sembrano evidenti, ma non possiamo dimenticarne gli effetti. C’è una fascia di persone che non ne risente, ma tanti sentono che il 2015 sarà duro. Sanno di correre qualche rischio e vedono già difficoltà per sé, per la propria famiglia e per il futuro dei figli e dei nipoti.

Se accostiamo gli auguri di Natale e di buon Anno possiamo ricavarne una lettura e qualche spiraglio di riflessione, se non di soluzione. Non ci attendiamo un miracolo, ma di riuscire a fare tesoro di quanto il Natale ci dice. Nasce il Bambino! Per superare questo tempo difficile, dobbiamo pensare a chi è debole e metterlo al centro del nostro interesse. La debolezza varia e prende volti diversi con il cambiare dei tempi.  È debole un anziano con una pensione da poco, è debole una famiglia monoreddito o con un lavoro precario, è debole un giovane che non trova lavoro e una coppia di giovani che guardano le tante case sfitte come sogno irrealizzabile. “Debolezza” si coniuga con “futuro”. Debolezza di chi ha vissuto e lavorato e cerca serenità per vivere gli anni della vecchiaia e il futuro di chi vuole costruire da giovane il domani del nostro paese. Debolezza e futuro stanno insieme necessariamente.  È debolezza anche dover sopportare sacrifici e tagli economici, essere soggetti a tassazione maggiore perché c’è un reddito riscontrabile e una casa comprata con sacrifici.

Ma nel programmare il nostro futuro non possiamo fermarci solo all’aspetto economico, ci deve essere anche quello “etico” o meglio umano. Questo mette al centro la persona, la famiglia che rimane il pilastro della società.

Anche la nostra comunità parrocchiale vuole continuare a mettere la famiglia al centro della sua azione pastorale, come una buona mamma che si china sui propri figli prestando attenzione ai bisogni di ciascuno. In questo senso la parrocchia è una famiglia di famiglie.

La cura maggiore, come sempre, va riservata ai più deboli, in questo caso alle famiglie ferite e smarrite che rischiano di crollare. Di qui la necessità di accostare le diverse forme di fragilità umana, consapevoli che esse non offuscano il valore della persona, ma richiedono prossimità, accoglienza ed aiuto.

Siamo chiamati tutti, in questo difficile momento, non solo a vivere la carità, mettendoci accanto a chi è nella sofferenza, ma anche ad essere testimoni, educatori convinti che “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt.4,4). Solo l’amore, lo spenderci nella storia con i talenti che ciascuno ha ricevuto non per sé ma per condividerli con gli altri, ci farà abitare la città degli uomini con la disponibilità a spenderci nell’orizzonte del bene comune, per la costruzione di una società più equa e fraterna. La carità è una strada che ci aiuta ad arrivare allo scopo della nostra vita, a Dio.

S. Paolo riconosce il dono di carità che arreca grande gioia e consolazione: è la “via più sublime” su cui la comunità cristiana è invitata a camminare, dando la sua adesione a Cristo e annunciando il suo Vangelo.

La nostra ammirazione e gratitudine va verso i tanti gesti e opere di solidarietà, condivisione e servizio che anche quest’anno sono stati compiuti, con continuità ed instancabile dedizione, da numerosi amici parrocchiani, adulti e giovani, sia verso altri fratelli e sorelle sia all’interno della nostra comunità parrocchiale, per il bene di tutti noi. Tra la zizzania del campo, cresce abbondante il buon grano!

Riprendiamo il cammino con la consapevolezza che, come afferma Papa Francesco: “La vita si rafforza donandola e si indebolisce nell’isolamento e nell’agio” (E-vangelii Gaudium n. 10).

Sperimentare la vicinanza e l’amore misericordioso del Signore ci impegna a porre al centro del nostro agire l’amore e la misericordia, attenti a condividere la sorte dei fratelli: a gioire con chi gioisce, a soffrire con chi soffre, a portare gli uni i pesi degli altri.

Diamo nuovamente dignità e calore alla parola amore, guardando ogni persona negli occhi, senza paura e con rispetto. Convinciamoci che amare significa ricevere più di quanto doniamo, arricchirsi più di quanto spendiamo in tempo e risorse verso gli altri.

Dio non si scandalizza se siamo la parte ricca, democratica, del nordest benestante e tanto “capace” quanto “pronta” a difendersi dai poveri. Dio viene anche per noi. E per noi si fa Parola vera: dono, gesto, presenza, silenzio, accoglienza, comunità, rispetto, giustizia, pace e perdono. Tutto ciò che chiedono i nostri fratelli meno fortunati di noi. Ed ecco la regola di Natale e l’augurio più cordiale e affettuoso assieme agli altri sacerdoti: tutto ciò che “doniamo”, lo ritroviamo nella nostra vita.

Buon Natale a tutti.

A ciascuno, a ogni famiglia e a

ogni uomo di buona volontà.

 

P. Roberto, P. Renzo, P. Paolo

Collaboratori Padri Giuseppini

 

 

Immagini del presepio dello scorso Natale 2013

nella nostra chiesa

 

 

 

torna all'indice - Vita Nostra dicembre 2014 - anno 9 numero 4