Associazione Amici di San Camillo
BULLISMO, CYBERBULLISMO ED USO CONSAPEVOLE DELLA TECNOLOGIA
 

La Consulta del Volontariato della provincia di Padova, del cui Consiglio Direttivo faccio parte in quanto Presidente degli Amici di San Camillo, è sempre stata vicina al mondo giovanile e della scuola; per questo è nato l’anno scorso ed è stato ripetuto quest’anno il progetto “ri..mettiamoci la faccia” a cui hanno aderito 15 Istituti medi inferiori di Padova e provincia, al fine di sensibilizzare – e per quanto possibile contrastare – il fenomeno del bullismo, coinvolgendo al mattino i ragazzi con uno spettacolo ed intrattenendo alla sera i genitori.

Dall’inglese to bull (maltrattare, usare prepotenza, intimidire) per bullismo si intende un’oppressione fisica e/o psicologica, ripetuta e continuata nel tempo,  perpetrata da una persona o da un gruppo di persone, più forte, nei confronti di un’altra percepita come più debole.

Si tratta di un fenomeno diretto, fisico e/o verbale, o indiretto (quando si tende ad escludere qualcuno dal gruppo),  che ormai statisticamente interessa circa un ragazzo su tre, e contrariamente a quanto si potrebbe pensare, coinvolge quasi in maniera paritetica anche le adolescenti.

Tendendo tali fenomeni a radicarsi nel tempo, il rischio è dato dalle conseguenze. Per il bullo c’è la possibilità che tale comportamento possa diventare parte integrante della propria personalità (circa il 25% dei bulli ha in età adulta problemi con la giustizia). Per la vittima  l’insicurezza e l’ansia possono aumentare, insieme alla progressiva mancanza di autostima, fino al punto di cadere in depressione.

Ecco perché diventa importante saper riconoscere e cogliere nei nostri figli e nipoti i segni tipici di un disagio: non volere andare a scuola o chiedere di essere accompagnati in classe, andare “stranamente” male a scuola, tornare a casa senza matite, penne o quaderni (per i più piccoli) o cellulare per i più grandi, chiedere soldi o rubarli, dare risposte evasive o improbabili, iniziare a fare il bullo con fratelli o sorelle minori sono tutti atteggiamenti classici di una vittima di bullismo.

 

 

 

Con l’avvento della tecnologia, e soprattutto con l’uso scorretto della stessa, il bullismo si è per così dire evoluto nel cyberbullismo. Quest’ultimo appare da una parte più difficilmente riscontrabile, in quanto non necessita di ripetitività (basta un solo video o una mail per screditare una vittima!),  e dall’altra più pericoloso in quanto va a violare maggiormente la privacy e l’intimità della persona.

In questo caso ancora più importante appare il ruolo della famiglia, della scuola, del patronato e in generale di tutte quelle realtà che gravitano attorno ai giovani soprattutto in quest’età in cui stanno formando il proprio sé e la propria personalità.

Se la tecnologia è oggi indispensabile e deve essere usata dai giovani per non essere emarginati dalla società e dal mondo del lavoro, è altrettanto vero che di questa tecnologia i ragazzi fanno un uso spesso sfrenato, soprattutto dopo l’avvento degli smartphone che consentono loro di essere costantemente “connessi”, e la svolta data dai social.  Molti di loro però non sanno di rischiare una vera e propria dipendenza al pari di quelle da alcool, droga o fumo, o peggio di cadere in qualche “trappola informatica”.

Ecco allora che diventano importanti alcune regole comportamentali, anche semplici:

- collocare il computer fisso in ambienti comuni e non nelle camere dove è più difficile monitorarne l’uso;

- controllare ogni tanto il materiale scaricato;

- assicurarsi che i ragazzi “frequentino” online solo persone che conoscono davvero anche nella realtà (spesso ci si è accorti che i ragazzi “chattavano” con individui diversi dai profili dichiarati);

- assicurarsi che non vengano condivise informazioni personali e che non vengano sottoscritti moduli senza l’autorizzazione dei genitori

- appurare che i ragazzi siano consapevoli che tutto quanto viene messo in rete rimane per sempre e se non vengono inserite correttamente le impostazioni di privacy può essere visto (e quindi manipolato) da oltre un miliardo di persone (quanti per esempio sono gli utenti di Facebook).

Ma, soprattutto, per contrastare il fenomeno: educarli ai valori tradizionali e non effimeri e affiancarli con pazienza nel loro percorso di crescita.

Fiorenzo Andrian

 

 

 

 

 

torna all'indice - Vita Nostra marzo 2016 - anno 11 numero 1