ACCOGLIERE VUOL DIRE METTERSI IN GIOCO

Sono già passati sei mesi dall’arrivo nel nostro quartiere di una famiglia nigeriana di richiedenti asilo. Ecco un aggiornamento da parte di alcuni dei volontari che accompagnano questa bella ed intensa esperienza di accoglienza.

Iniziamo da Paola Bagno, che assieme a Paola Baldin, e Francesco Zambonin e Lucia Cortesi dà una mano a D. a svolgere i compiti assegnati a scuola.

“L'incontro settimanale con D. e la sua famiglia è sempre un incontro gioioso, vengo sempre accolta con un sorriso e D. è sempre entusiasta di quello che si fa. Il tempo che passo con loro mi ricorda di apprezzare ciò che la vita mi dà soprattutto in termini di rapporti umani, di lasciar perdere invece l'ansia e la fretta che i nostri ritmi spesso ci impongono.

Mentre da un lato desidero che questa famiglia raggiunga al più presto una piena integrazione nella nostra società, vorrei anche che questi nostri amici non acquisissero gli aspetti negativi del nostro stile di vita e fossimo invece noi a rivedere la scala di importanza dei nostri valori.”

Maria Giovanna Piccolo è diventata una preziosa “vicina di casa” per questa famiglia, condividendo momenti di vita quotidiana. Ce lo racconta così:

“Quando ho deciso di condividere l’esperienza di accoglienza di una famiglia di richiedenti asilo, pensavo che il mio impegno sarebbe stato quello di aiutarli ad ottenere le cose utili per la vita quotidiana e a spiegare loro regole e comportamenti appropriati per un buon inserimento nella nostra società. Con il tempo ho scoperto che questo non era sufficiente o più precisamente che, per esempio, quello che io ritenevo utile era magari qualcosa di cui loro non conoscevano nemmeno l’esistenza e che a loro non interessava oppure che non sono abituati a porsi obiettivi di lungo periodo, vagliando diverse possibilità che peraltro, nel nostro contesto, faticano ad individuare. Provare quindi a capire il loro punto di partenza culturale, affettivo e relazionale è diventato il mio obiettivo per poterli aiutare a “trasformarsi” quel tanto che li possa aiutare ad integrarsi bene, ma cercando di lasciare loro la genuinità della loro identità. Io abito vicino a loro ed andare a trovarli spesso è diventato sempre più piacevole perché sono una bella famiglia, delle belle persone che ti accolgono con gioia e con dei sorrisi disarmanti, curiosi  verso  tutto  ciò  che  gli dici  o  gli mostri, disponibili  ad  accettare  i  tuoi consigli  e  a seguire le tue proposte; non chiedono mai nulla e sono felici di quel poco che hanno, poco almeno rispetto a ciò a cui noi siamo abituati, e questa è una bella lezione che ascolto ogni volta che li incontro”. 

Ecco infine un aggiornamento da Clarissa Comparin:

“Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa che raccontasse l’inizio del ‘viaggio-studio’ insieme ai due genitori per accompagnarli nell’acquisizione della nostra lingua. Ho scritto ‘inizio’ perché, anche se loro sono qui ormai da diversi mesi, so che ci vorrà tanto tempo; ‘viaggio’ perché quando viaggiamo scopriamo sempre qualcosa e siamo disposti a fare fatica pur di arrivare alla meta. Ce la stanno mettendo tutta! Ogni parola acquisita è una conquista, un piccolo passo verso l’obiettivo tanto desiderato. Che bello vedere le loro espressioni quando, consapevoli di aver capito, riescono anche a rispondere in una lingua così diversa dalla loro: queste frasi, queste parole sono un po’ di sicurezza in più!

La nostra è una squadra davvero forte! Gabriella, che ha insegnato per tanti anni, sempre sorridente; Ulrike che ha tre bambini e lavora come insegnante ma riesce comunque a trovare un po’ di tempo; Mattia, un aiuto davvero prezioso e appena ritornato tra noi, che ha dato tanto alla nostra comunità; e, infine, ci sono io.

Insieme sappiamo quanto la strada sia in salita, ma la motivazione nell’apprendimento è fondamentale: questi nostri amici hanno fatto i loro piccoli progressi, adesso capiscono di più, riescono a scrivere semplici parole e frasi, leggono e comprendono semplici testi. Più utilizzano la nostra lingua, più per loro sarà veloce l’acquisizione di quel livello linguistico che permetterà loro di inserirsi nella nostra comunità e in questo tutti possiamo essere d’aiuto semplicemente scambiando quattro chiacchiere insieme a loro.

Ogni lezione finisce sempre con la parola ”grazie”, una parola che è bello saper dire ma è altrettanto bello ricevere. Quel grazie, detto con sincerità, fa un certo effetto: ti fa sentire bene. Grazie a voi, grazie F. e V.! Piano piano “con questo italiano ce la dobbiamo fare” e sarà sicuramente così perché, come ha detto Mattia, tra un po’ alla squadra degli insegnanti di italiano si aggiungeranno due campioni: i vostri bambini!”

L’obiettivo nel prossimo periodo sarà quello di cercare anche semplici opportunità di inserimento lavorativo, per poter rendere questa famiglia maggiormente autonoma. Chiunque volesse unirsi al gruppo di volontari può segnalarlo via mail a:

tinocortesi@gmail.com.

 

 

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