Lettera del parroco per la Pasqua
LA FIDUCIA E IL TRADIMENTO

Care sorelle e cari fratelli,

vorrei partire da una storiella, all'apparenza brutale, che lo psicanalista James Hillman racconta, in un suo breve saggio intitolato “Puer aeternus”.

Un padre, volendo insegnare al figlio a essere coraggioso, lo mette su un gradino sempre più alto dicendo ogni volta: “Salta che ti prendo.”

 Però all'ultimo, il più alto, non lo prende e lo lascia cadere. Quando il bambino piangente e dolorante gli chiede perché, egli risponde imperturbabile: "Così impari. Mai fidarti di un ebreo, nemmeno se è tuo padre". Il racconto dice che il padre sta educando il figlio a una verità dolorosa ma ineludibile: il tradimento fa parte della vita, e spesso viene proprio dalle persone che crediamo più vicine, quelle per le quali metteremmo la mano sul fuoco! Possiamo essere traditi davvero solo là dove ci fidiamo sul serio. La fiducia e il tradimento sono come il giorno e la notte. Non si dà la fiducia senza la possibilità del tradimento. Diversamente la fiducia sarebbe una pura finzione che non costa nulla.

Si ricavano due conseguenze pratiche da ciò. La prima è che per crescere bisogna tagliare il cordone della dipendenza e questo è sempre traumatico e doloroso, ma necessario, se si vuole essere adulti, responsabili, liberi e non dipendenti. Nessuno ci dirà prima: “Questa volta non ti prendo” e capiterà più volte e ci faremo male. È un'esperienza di solitudine senza la quale non si cresce. “Se saltiamo dove ci sono sempre braccia pronte ad accoglierci non è un vero salto”, ammonisce Hillman, un prepararsi alle iniquità della vita, a quei perché per i quali non ci sono e non troviamo risposte.

La seconda conseguenza è che di fronte alla disillusione cocente, ci si trova a un bivio: o il cinismo (cioè la vendetta e il risentimento) oppure la risurrezione, cioè fare un passo avanti, da sé, senza appoggio. Allora il sale dell'amarezza, trasformato nel sale della saggezza, ci rende persone nuove, in grado di attraversare i deserti, che inevitabilmente si incontrano, e capaci di dare. Questo per quanto riguarda le vicende umane.

Ma il tradimento è anche il cuore del mistero cristiano: quella di Gesù è una vicenda esemplare, che ci aiuta a comprendere a fondo questa esperienza dal punto di vista di chi viene tradito. Il tradimento segna ripetutamente la storia di Gesù: da parte di Giuda e da parte degli Apostoli che si addormentano e lo lasciano solo. Le uniche a non tradirlo mai sono le donne. Perfino Pietro, il più vicino, lo tradisce e non una volta sola. Tutti siamo Giuda, e tutti siamo Pietro! Ma l'amore adulto non rimane bloccato nel trauma.

“La tristezza dell' ultima cena, l'angoscia nell'ora del Getsemani e il grido sulla croce sembrano la ripetizione dello stesso motivo ogni volta in una tonalità più alta. In ciascuna di queste esperienze, Gesù è drammaticamente obbligato a prendere coscienza del fatto di essere stato abbandonato,  deluso  e lasciato solo”,  commenta Hillman.

In questo crescendo, è sulla croce che Gesù avverte nella propria carne tutto il senso di abbandono, e grida il lungo lamento sulla fiducia di Dio Padre: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” È nel momento in cui Dio lo abbandona che Gesù diventa pienamente umano, patisce la tragedia dell'umanità. Senza passare attraverso il senso di abbandono, il suo essere umano sarebbe stato solo apparente. E noi saremmo stati privi di un esempio per affrontare un'esperienza inevitabile nella nostra esperienza. Fino in fondo, quindi, Gesù percorre davanti a noi la strada che dovremo attraversare, vivendo per primo sulla sua pelle il dolore più grande. Nella nostra vita non sono tanto importanti gli eventi e i fatti, visto che l'esistenza di ciascuno di noi è segnata, presto o tardi, da avvenimenti dolorosi e tragici, ma ciò che conta è come reagiamo ai fatti, come sappiamo portarli avanti e trasformarli. Ciò che fa la differenza è solo quello che grazie ai fatti diventiamo, come dimostra in modo insuperabile la vicenda di Gesù di Nazareth, morto e risorto per noi.

Come Cristo non è morto disperato, ma affidando il suo spirito al Padre, così anche noi dobbiamo imparare a non perdere la fiducia in Colui che non ci lascerà a lungo senza dare risposta e redenzione alle nostre croci. Come vorrei dirlo a tante sorelle e fratelli che soffrono, nel corpo è nello spirito. Come vorrei dire loro: Gesù risorto è più forte di ogni male che attraversa la nostra vita. Papà e mamme, che avete figli che hanno preso strade sbagliate e non vivono i valori che state trasmettendo e avete in famiglia drammi oscuri di malattie, divisioni, amarezze, ascoltatemi: non sentitevi soli! Il Risorto soffre, lotta e spera con voi. E tu, fratello e sorella, e voi amici, che vi battete perché dalle nostre società siano eliminate l'ingiustizia, l'emarginazione, la violenza e dovete invece assistere impotenti all’osceno spettacolo che troppe cose, infinitamente più potenti di voi, viaggiano in direzioni opposte… Lasciatemi dire, con Papa Francesco, non fatevi rubare la speranza, non lasciatevi cadere le braccia! Voi siete dalla parte della Risurrezione di Gesù. Il male non è invincibile. Sulle strade dell'umanità continua a camminare il Risorto, senza mai stancarsi. E le energie della risurrezione, dopo duemila anni, non sono evaporate, ma continuano a bonificare e a ricostruire un mondo nuovo.

Solo se ci lasceremo abbracciare dal Crocifisso risorto, potremo contribuire al “risorgimento” di un’umanità più umana.

Buona Pasqua di Resurrezione!

Padre Roberto unitamente a

Padre Renzo e sacerdoti collaboratori

 

 

 

Gesù nel Getsemani, mosaico absidale, Chiesa dell'Agonia, Gerusalemme

 

 

 

     
  

torna all'indice - Vita Nostra marzo 2018 - anno 13 numero 1