SPECIALE CUCINE ECONOMICHE POPOLARI

E PRANZI DI SOLIDARIETÀ


SEDUTI A TAVOLA ALLE CUCINE

Anche il Signore ha sentito il bisogno di riposare il settimo giorno”… Con queste parole Suor Lia, che per più di vent’anni è stata il “cuore” e la “forza motrice” delle Cucine popolari motivò la scelta della sospensione del servizio la domenica. Quello che poteva sembrare un enorme disagio per le centinaia di persone che frequentano quotidianamente le cucine, è diventato stimolo, per molte parrocchie della città di Padova, per dar vita all’attività solidale e concreta dei “pranzi domenicali”,

Questi vogliono essere un prolungamento parziale del servizio che, durante tutta la settimana, viene svolto al numero 12 di Via Tommaseo, in un palazzetto giallo davanti al quale molti di noi avranno avuto l’occasione di transitare inconsapevoli del mondo che cela al suo interno.

Oggi le parrocchie coinvolte sono una trentina e si alternano a gruppi di cinque, sei o sette, a seconda delle proprie disponibilità, nelle quattro domeniche del mese. Per creare una rete fra tutti i volontari è nato il coordinamento che si riunisce tre o quattro volte all’anno per lo scambio di esperienze e per la programmazione. Il 12 ottobre u.s. è stata una serata molto particolare perché, per la prima volta, ci siamo riuniti su invito di suor Albina (che per gravi motivi di salute ha sostituito suor Lia nella direzione delle Cucine Popolari) proprio nelle Cucine, la nostra casa madre.

 È stato molto emozionante percorrere con lei i diversi spazi riservati all’accoglienza e alla cura dei nostri fratelli meno fortunati: due grandi sale adibite a refettorio, una spaziosa cucina, una serie di bagni e di docce a disposizione degli ospiti anche saltuari, l’infermeria, la sede di Avvocati di strada, il locale adibito alla distribuzione degli indumenti. Ancora più toccante sentire dalla sua viva voce il racconto di una giornata tipo. Le Cucine aprono alle otto, per dar modo a chi ne ha bisogno di accedere a tutti quei servizi basilari che noi diamo per scontati ma che spesso non sono disponibili, soprattutto per chi non ha una fissa dimora: l’uso del bagno, farsi una doccia calda, avere un’assistenza medica o qualche informazione o suggerimento per affrontare i problemi del vivere quotidiano.

Alle dodici comincia la distribuzione del pranzo, che avviene in maniera ordinata con una numerazione progressiva. Si può scegliere se fare un pasto completo con 2,50 €, o avere solo il primo con un frutto e una bottiglietta d’acqua con 1,00€. Sono cifre simboliche, che hanno lo scopo di non togliere dignità alle persone e che non vengono richieste nei casi di estrema difficoltà.Dalle 15 alle 17 c’è una breve pausa che consente agli operatori di fare le pulizie. Ed è incredibile come, in un luogo sempre così affollato, tutto risplenda e sappia di buono! Alle diciannove c’è la cena con le stesse modalità del pranzo e alle 20.30 si chiudono le porte. Suor Albina ci ha dato qualche numero per completare il quadro d’insieme del servizio che viene offerto. Sono solo otto le persone stipendiate che svolgono diverse mansioni. Cento invece sono i volontari che, a turno, mettono a disposizione gratuitamente il loro tempo e le loro attitudini. Di questi, trenta sono medici del Servizio Sanitario, che operano come medici di base o come specialisti (cardiologo, ortopedico, ginecologo, odontoiatra …). I pranzi distribuiti sono 200-250, le cene circa 150.

La sala mensa (foto Difesa del Popolo)


C’è posto per tutti senza distinzione di provenienza, di etnia o di religione: persone in fuga dalla fame e dalla guerra, anziani rimasti soli, persone che combattono per mantenere uno straccio di lavoro ai limiti della sopravvivenza, badanti, tossicodipendenti, alcolisti, giovani sbandati che, altrimenti, vagherebbero tutto il giorno per la città… Un mondo di diversi, che non è sempre facile da gestire, ma al quale ci sentiamo in dovere di dare una risposta di accoglienza e di amore.

Terminata la visita ci siamo seduti ai tavoli e abbiamo condiviso una semplice ma gustosa e colorata cena preparata e servita con l’aiuto di alcune persone che frequentano le Cucine come “utenti”. “È il loro modo di dirvi grazie per il servizio che, ogni domenica, svolgete nei loro confronti”; e la loro riconoscenza l’abbiamo sentita proprio tutta!

È scesa come una carezza nel cuore di ciascuno di noi, riempiendolo di solidarietà e di calore.

Anna Scarso Feltini


I VOLONTARI DEI PRANZI DI SOLIDARIETÀ

È dal 2010 che nella nostra parrocchia è nato il “gruppo pranzi di solidarietà”, formato all’inizio da una cinquantina di persone, ma poi negli anni incrementato da nuovi ingressi a fronte di pochissime defezioni, (dovute per lo più a motivi di salute e aumento dell’età) fino ad arrivare ad oggi a circa novanta. Questi volontari sono suddivisi in sei gruppi di circa 15 persone che a turno, la prima domenica del mese si occupano dei pranzi di solidarietà.

L’atmosfera che si respira all’interno di ogni piccolo gruppo, e quindi anche nel gruppo nella sua totalità, è sempre la stessa: accoglienza, gioia, amicizia. Se così non fosse, infatti, il compito che dobbiamo svolgere non sarebbe così facile e l’aria che ogni prima domenica del mese i nostri ospiti respirano non sarebbe così accogliente e serena.

Quando abbiamo iniziato questa esperienza tutti noi eravamo un po’ ansiosi e tesi, perché non sapevamo se saremmo stati capaci di creare un ambiente rispondente alle necessità delle persone che sarebbero venute. Ma quasi come ci fosse stato un passaparola tra i vari gruppi, ci siamo concentrati su una cucina semplice ma gustosa, su alcuni elementi di comfort (bagno e ambiente sala molto puliti e forniti di tutto il necessario) e di svago, (per esempio una selezione di giornali da sfogliare nell’attesa) ma soprattutto su una disponibilità a tutto tondo di instaurare un dialogo con gli ospiti.

Ci sono stati anche momenti di tensione di fronte a qualche ospite, prepotente nel pretendere e poco corretto nel proporsi, soprattutto con gli altri ospiti.. Ma sono stati momenti rari e superati molto presto.

Il tentativo di cercare che questo pranzo non sembri un mero atto di elemosina, volto solo a togliere la fame (bisogno peraltro che condiziona molto la dignità dell’uomo), non sempre e non con tutti ha avuto successo, ma la speranza di tutti noi di riuscire in questo intento ci ha sempre accompagnati e ci ha dato la forza per continuare.

Anche quest’anno, il 23 novembre ultimo scorso, abbiamo avuto la riunione annuale del gruppo con la Santa Messa celebrata da don Luca Facco, responsabile Diocesano della Caritas, la cena “ognuno porta qualcosa” e l’incontro con le coordinatrici Anna e Daniela e, come sempre, ne siamo usciti arricchiti e più consapevoli e più determinati.

Don Luca nell’omelia ci ha ricordato che bisogna superare le amarezze che, portando avanti un progetto, man mano si presentano, assimilandole lentamente fino a farle diventare ricchezze. Ha anche sottolineato che si fa chiesa in preghiera anche in patronato durante i pranzi di solidarietà.

La cena come al solito è stata allegra e ha, se possibile, aumentato il senso di amicizia che c’è fra noi.

Nella riunione successiva le coordinatrici hanno raccontato dell’incontro di coordinamento svoltosi presso le cucine popolari con Suor Albina, attuale direttrice: da questo incontro è emerso che nelle cucine popolari il numero di ospiti è calato rispetto agli anni precedenti e di conseguenza è calata anche l’affluenza ai pranzi domenicali (ma nelle ultime domeniche, con il sopraggiungere dell’inverno, sta risalendo).

Le coordinatrici hanno presentato la programmazione di massima per le prossime domeniche e, a proposito del calo di presenze, ci hanno esortato a considerarla un’opportunità di incontro migliore con gli ospiti.

Le coordinatrici ci hanno anche ricordato come, in tutti questi anni, non è mai mancato nella nostra parrocchia il sostegno economico generoso dei parrocchiani, che ci ha permesso di proseguire senza problemi il nostro cammino.

Ornella Miceli Cagol

 

Circa una volta all’anno in chiesa si fa la raccolta delle offerte dei parrocchiani per “finanziare” i pranzi di solidarietà. In quell’occasione un manifesto con i dati sulle spese e sugli ospiti informa la comunità.

 

 

  

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