Speciale spazio Giovani.

Giornata Mondiale della Gioventù 2016 Cracovia.

LA MIA ESPERIENZA

 Circa nove mesi fa ho scritto un articolo su Vita Nostra con le mie aspettative sulla GMG e, dopo averla vissuta, eccomi di nuovo qui per raccontarvi episodi e impressioni della mia esperienza. In questo numero inizierò dalla prima parte del mio viaggio, dal 19 al 24 luglio 2016.

PARTENZA PER CIESZYN

E PRIME IMPRESSIONI

Il mio viaggio è iniziato il 19 luglio all’alba: insieme a circa altri 300 giovani della diocesi, sono partita per Cieszyn, nel sud della Polonia. Nonostante sia stato abbastanza lungo (circa 16 ore), la compagnia degli altri ragazzi ha mitigato la stanchezza e la noia, e il clima era pieno di entusiasmo e voglia di iniziare l’avventura della GMG.

Arrivati a destinazione, con gli altri giovani del Vicariato di San Prosdocimo e delle parrocchie di Roncaglia e Casalserugo, siamo stati accolti nel convento di Santa Caterina. Per tutto il nostro soggiorno a Cieszyn le suore sono state molto gentili e disponibili. Stando con loro, non solo ho avuto un esempio della grande ospitalità dei polacchi, ma soprattutto della loro fede e della devozione alla Madonna. Ogni sera, alle 21 in punto, nella chiesa del convento si radunavano fedeli di tutto il quartiere (e di tutte le età) per la preghiera a Maria, regina di Polonia. Non nascondo che questo fervore mi ha messo quasi in difficoltà: per un giovane, con i suoi dubbi e le sue domande, una fede salda e un dialogo costante attraverso la preghiera sembrano una meta molto lontana.

ATTIVITÀ ED ESCURSIONI

Durante il soggiorno abbiamo avuto l’occasione di fare molte escursioni ed esplorare la provincia di Bielsko Biała:

20/07: Visita al museo del merletto di Koniaków, dove si trova il merletto più grande del mondo (5 metri di diametro, realizzato da 5 signore del posto in 5 mesi);

21/07: Visita al campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau;

22/07: Piccola escursione presso una località sciistica del territorio;

23/07: Attività di animazione per alcuni anziani della casa di riposo adiacente al convento di Santa Caterina e visita di Cieszyn. La città si trova sul confine con la Repubblica Ceca e un ponte sul fiume Olza la separa dalla sua gemella ceca, Český Těšín. 

IL CAMPO DI AUSCHWITZ-BIRKENAU

Auschwitz per la Polonia è una vergogna, un fardello pesante da portare, un’eredità scomoda: avere un tale simbolo di sterminio e morte nel proprio territorio (dove oltre agli ebrei sono morti tantissimi polacchi) la fa sentire quasi complice. Proprio per questo, nonostante abbia ogni anno milioni di turisti, è un luogo nascosto, difficile da raggiungere perché poco segnalato: il nome della cittadina è Oświęcim, Auschwitz è il nome tedesco non utilizzato dai polacchi.

A causa dell’elevato numero di visitatori giunti per la GMG non era permesso l’accesso al museo, quindi ci siamo limitati ad un giro tra le baracche e i prati che le ospitavano, ma nonostante l’incompletezza della nostra visita, ho vissuto emozioni forti e contrastanti.

Il campo è composto da due siti: Auschwitz I e Auschwitz II – Birkenau. Nel primo, di ridotte dimensioni, si trovano il museo, alcune baracche di mattoni e un piccolo forno, e si viene accolti dalla famosa scritta Arbeit macht frei ("Il lavoro rende liberi"). Ma è a Birkenau che si riesce a cogliere la tragedia in tutta la sua dimensione. Al contrario di Auschwitz I, questo è davvero enorme. La distesa sconfinata di resti di baracche (che i nazisti hanno distrutto nella fuga durante la riconquista russa), la desolazione e il silenzio lasciano impietriti. Ma la cosa che personalmente ho trovato più sconvolgente è la natura che avvolgeva questo luogo: i prati erano pieni di fiori e una parte del campo si insinuava in un boschetto con tantissimi alberi (che nascondevano i forni), il vento e il cicalio degli insetti erano l'unico sottofondo di una bellissima giornata di sole, nel pieno dell'estate. E proprio per questa cornice rigogliosa di vita, per quanto può sembrare strano (o non delicato e rispettoso), non posso negare che di Auschwitz porto un ricordo ambiguo di morte e di bellezza.

La giornata si è conclusa con la messa nella chiesa dedicata a Padre Massimiliano Kolbe, “martire dell’amore”, che in un dipinto viene raffigurato come Cristo in croce. Come un fiore nei prati di Birkenau, speranza di vita in un luogo di morte.

Chiara Cecchin

(continua nel prossimo numero di Vita Nostra)

 

Distesa dei resti delle baracche a Birkenau

 

Il merletto più grande del mondo, custodito a Koniakow (5 m di diametro)

 

 La scritta sul cancello di entrata del campo di Auschwitz, "Arbeit macht frei" (Il lavoro rende liberi)

 

Forno distrutto in mezzo agli alberi di Birkenau

Dipinto raffigurante Padre Kolbe mentre si offre volontario al posto di un padre di famiglia (Oswiecim)

 

     
  

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